L’idea di giustizia di Amartya Sen
L’articolo, partendo da un’analisi critica dell’ultimo libro di Amartya Sen, L’idea di Giustizia, discute alcuni pilastri del pensiero dell’economista e filosofo indiano, quali povertà, benessere e sviluppo, collocandoli all’interno del dibattito teorico contemporaneo. Una speciale attenzione viene data alle radici indiane dell’idea di giustizia, indicata dalle due parole Niti, che si riferisce alla giustizia in sé, e Nyaya, un giudizio pratico su una situazione concreta; è a quest’ultimo termine che si riferisce costantemente Sen nella sua promozione della giustizia. Nel rapporto fra libertà e felicità Sen sottolinea che la seconda non può essere la sola cosa degna di valore nella vita, poiché ci sono scelte che hanno valore anche se non aumentano la felicità di chi le compie; la stessa libertà, talvolta, va conquistata al prezzo della rinuncia al proprio benessere. In quest’opera Sen non cerca di sviluppare un’idea trascendentale di giustizia quanto, piuttosto, di individuare criteri di scelta tra situazioni più o meno giuste, che possano orientare il dibattito pubblico; un principio guida centrale, egli lo trova nell’idea di “prossimità”, così come è presentata nella parabola evangelica del “buon Samaritano”, e nel conseguente “obbligo di potere”, cioè l’assunzione di responsabilità, il dovere di “prendersi cura” di chi è più debole.