L’idea del mese di agosto: ripartire senza nostalgia

Rimanere nelle esperienze vere e belle non ci fa vivere la vita, perché la vita stessa è cambiamento. I rapporti autentici con gli altri ci possono aiutare a ripartire e ad affrontare coraggiosamente le novità
Foto Pexels

Il cambiamento fa sempre paura, soprattutto quando le esperienze che abbiamo vissuto sono state forti e gratificanti. Lo viviamo in tutte le fasi della vita, nei percorsi di studio e lavorativi, in tutte le realtà politiche, sociali e organizzative, in particolare laddove viviamo ruoli di responsabilità che non vogliamo perdere.

Vorremmo che certe esperienze non finissero mai. Ma questo è un inganno. Rimanere nelle “esperienze vere e belle” non ci fa vivere la vita, perché la vita stessa è cambiamento ed è questa la dinamica che la rende affascinante anche quando è doloroso.

Lo ha spiegato bene Cicely Saunders, fondatrice del primo hospice moderno, donna straordinaria che come infermiera, assistente sociale e medico ha “inventato” un nuovo modo di assistere le persone nei momenti più difficili. Il tempo delle esperienze vere, secondo lei è un tempo fatto di profondità più che di durata. «Le ore dei rapporti veri sembrano passare in un attimo, mentre le giornate noiose sembrano non passare mai. Ma a distanza di anni, le ore autentiche restano impresse per sempre, le giornate inutili svaniscono in un nulla».[1]

Questi momenti veri – anche quando vissuti nel dolore e nel buio – possono trasformarsi, forse con stupore ed emozione, in occasioni di pace profonda e di luce. Questi passaggi, soprattutto quando accompagnati dal rapporto autentico con gli altri, ci possono aiutare e dare la forza di affrontare le difficoltà, le prove, le sofferenze e le fatiche che incontriamo nel cammino. Ci incoraggiano a ripartire senza paura, affrontando con audacia ciò che ci aspetta, andando incontro all’altro e accogliendo i dolori dell’umanità intorno a noi, mettendoci a nostra volta in gioco con il desiderio di portare dove manca quella luce e pace che noi stessi abbiamo sperimentato.

Diceva Dietrich Bonhoeffer: «Tempo perduto sarebbe un tempo non vissuto in cui avessimo non amato»[2].

Cosa succede quando queste esperienze vere pare che spariscono e non ci sono più? Forse questo toglie valore all’esperienza e alle radici? Assolutamente no! Il valore della memoria è il fondamento stesso del progresso umano. Inoltre, come disse il filosofo George Santayana, a proposito dei negazionisti di fine ‘900, «chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo».

C’è stato prima di noi chi ha speso la vita per la nostra libertà e la nostra felicità. Dobbiamo saper ritornare alle esperienze che hanno fondato la nostra vita personale e dei nostri gruppi di appartenenza per avere la forza di ricominciare sempre, anche nei momenti di dubbio, fragilità e stanchezza.

[1] Cicely Saunders. Premio Templeton 1981

[2] Dietrich Bonhoeffer. “Resistenza e resa” lettere e altri scritti dal carcere

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L’idea del mese, sulla base di testi della Parola di Vita, è nata in Uruguay nell’ambito del dialogo fra persone di diverse convinzioni religiose e non religiose, il cui motto è “costruire il dialogo”, e si è diffusa in molti gruppi di dialogo nel mondo. Lo scopo di questa pubblicazione è contribuire a promuovere l’ideale della fraternità universale.  Attualmente L’idea del mese viene tradotta in 12 lingue e distribuita in più di 25 Paesi.

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