Libri contro la crisi
Domenica la piazza era sua. Ed è stato suo anche il Salone del Libro, che ha chiuso le porte lunedì sera proprio con lui. Lui, che ha commosso quella fetta di città in cui batte un cuore bianconero, ma anche tanti altri. Dunque, standing ovation per Alex Del Piero, prima allo stadio, quando ha oscurato addirittura 15 minuti di partita (tutti per lui gli applausi e le lacrime); poi nella sala Gialla del Salone del Libro dove mille persone e più erano venute per rendergli omaggio.
E così, con la presentazione del libro del Capitano, è terminata un’edizione 2012 davvero strepitosa per la fiera letteraria più importante d’Italia. Sebbene i mezzi economici a disposizione fossero assai più ridotti, la passione è prevalsa: c’è stata maggior qualità rispetto alle precedenti edizioni e anche numeri da record: visitatori aumentati del 4,1 per cento; un totale di biglietti tra i 317 mila e i 318 mila; record della partecipazione delle scuole, quasi 150 per cento in più dell’anno scorso; 70 mila persone hanno assistito ai dibattiti; code oceaniche per l’autografo d’un autore, non solo della rock star Ligabue, ma anche di Claudio Magris.
Insomma i libri sembrano, almeno per qualche giorno, dare uno schiaffo alla crisi: del resto se programmare un viaggio o concedersi una vacanza per molti diventa proibitivo, comprare un libro lo si può sempre fare, volendo. E i libri – quelli buoni s’intende – sono un po’ come una palestra: l’anima si mette le scarpe da ginnastica e si lancia in una serie d’esercizi che la corroborano, la tonificano, le tolgono di dosso tante tossine; oppure sono come un paesaggio, fresco di montagne o caldo di mare, dove l’anima si distende, respira a pieni polmoni, e s’innalza per un po’ verso quel cielo al quale appartiene.
Eh sì, i libri – quelli buoni s’intende – fanno questo. Ed è per questo che tanta gente s’accalca fra i banchi del Salone, a guardare i libri, a toccarli, a sfogliargli, leggiucchiarne qualche stralcio, scambiarsi qualche parere con l’amico o l’amica, a respirarne il profumo di carta, a passeggiare accanto ad essi fra gli affollatissimi corridoi che separano gli stand.
Il titolo della manifestazione di quest’anno era “Primavera digitale”. E una certa primavera online certamente c’è stata, con gli ebook che spuntavano di qua e di là. Anche se il romantico amore per la carta stampata rimane forte e inossidabile come quello di Giulietta per Romeo. Record comunque anche digitale per il Salone: 600mila contatti in rete, tra cui 20mila cinguettii su Twitter e tanti altri sull’ormai prosaico Facebook, ieri definito al Circolo dei Lettori, “gozzaniano”, quasi possa essere annoverato tra le vecchie buone cose di pessimo gusto: con Loreto impagliato e il busto d’Alfieri, di Napoleone, i fiori in cornice…
Come ho detto ci sono stati molti eventi. Ne ricordo due. Uno, molto poco frequentato: eravamo solo in tre, più l’autore, alla conferenza di presentazione del libro. Ma quel libro, “Il cielo vicino”, narra una storia forte e bellissima, antica come il Medioevo, luminosa come la fede, dolorosa ma sorprendente, per di più vera: quella di Ermanno lo storpio. Eravamo in pochi, ma c’è bisogno di folle quando si sentono respiri così profondi?
L’altro, l’incontro con Erri De Luca. C’era molta gente, la sala Gialla gremita, quasi mille persone in silenzio, ad ascoltarlo. Ad alcuni piacciono i suoi libri, ad altri no. È comprensibile. Ma alla fine del suo discorso è finito a raccontare della Torre di Babele, quella della Bibbia. Chissà come mai, stava parlando della sua Napoli…
Ha sottolineato che in quel momento, gli uomini erano tutti concordi: erano tutti radunati in un posto, parlavano tutti la stessa lingua, avevano deciso d’impegnarsi tutti in un’unica impresa – la costruzione della torre e della città – e probabilmente c’erano riusciti. Come mai Dio è intervenuto a confondere le idee? Perché l’unità non può mai farsi omologazione, deve sempre rispondere all’imperativo della creazione: moltiplicatevi e andate, sparpagliatevi, occupate tutti gli spazi.
Eh, sì: l’unità la si trova nell’amarsi nel bel mezzo del rigoglio dell’abbondanza. Insomma valeva la pena anche solo per queste parole, buttate lì senza alcuna enfasi, ascoltare Erri. Il Salone è sempre un luogo di piacevoli sorprese. Non resta che vedere che ci riserverà l’anno prossimo.