Dario E. Viganò, La Chiesa nel tempo dei media, Edizioni Ocd, 2008, pp. 355, euro 15,00.
«È certamente necessario oggi – per alcuni versi persino urgente – smarcarsi dalle differenti forme di abdicazione rinunciataria rispetto alla fatica che la comprensione di alcuni tratti della tardo-modernità pone alla comunità cristiana». Così l’autore nell’introduzione ad un testo chiaro, incisivo e con un linguaggio facilmente comprensibile, affronta una panoramica dello sguardo con cui la Chiesa cattolica dagli anni Sessanta ad oggi si è posta e si pone di fronte al fenomeno mediatico.
Viganò divide il saggio in cinque grandi parti, corrispondenti ad ogni decennio dal 1960 ad oggi, all’interno delle quali articola i vari capitoli con cui approfondisce sia l’evoluzione (o involuzione) socio-politica del Belpaese e sia lo sviluppo dei media all’interno di una società in fibrillazione. I documenti della Chiesa, dagli interventi di Pio XI e Pio XII a quelli di personalità come il card. Martini, dai documenti conciliari a quelli dei papi Wojtyla e Ratzinger, analizzati con cura, dallo sviluppo delle “sale della comunità” all’indagine di personalità in dialogo come Pasolini, manifestano un coinvolgimento ecclesiale non indifferente di fronte al processo culturale e mediatico in atto in questo lungo periodo della nostra storia.
Ne esce una sintesi stimolante, di grande chiarezza, sottesa al pensiero dell’autore, ovvero alla indispensabile presenza dialogica della Chiesa di fronte ad un mondo globalizzato che reclama una nuova forma di annuncio del messaggio evangelico.
E. Capecelatro – D. Gallo, Totò, vita e arte di un genio, Gruppo editoriale Viator. Ente dello Spettacolo, 2009, pp. 175, euro 15,00.
Cosa non si è detto del principe Antonio de Curtis, in arte Totò. Non mancano le biografie e le rivisitazioni, più o meno riuscite. Il pregio di questo breve saggio è l’indagine che i due autori (in due parti distinte del testo, la prima dedicata alla vita e la seconda all’arte), con una scorrevolezza stilistica accattivante, affrontano, con il coraggio della sincerità. Il personaggio e l’uomo vi appaiono nella loro reale diversità – per non dire schizofrenia – senza tacere le debolezze reali del carattere di un uomo “difficile”, un artista “folle”, che della vita mantiene una concezione dolorosa, unita alla voglia di riscatto sociale e ad una penetrazione dell’anima umana particolarmente profonda. Il “principe della risata” era un uomo sofferente, cinico e generoso, contraddittorio, eppure geniale. Ne esce un ritratto quanto mai vivido, sbalzato in punta di penna, senza indulgenza, ma straordinariamente affettuoso.