Libertà di religione minacciata da violenze e pregiudizi

Troppi gli atti di intolleranza religiosa in tutto il mondo. Anche in Europa, dove la minaccia è il laicismo eccessivo. L'augurio di pace del pontefice per il 2011.
Violenze Iraq

«All’inizio di un nuovo anno il mio augurio vuole giungere a tutti e a ciascuno; è un augurio di serenità e di prosperità, ma è soprattutto un augurio di pace. Anche l’anno che chiude le porte è stato segnato, purtroppo, dalla persecuzione, dalla discriminazione, da terribili atti di violenza e di intolleranza religiosa». Così comincia il messaggio di papa Benedetto XVI per la 44esima Giornata mondiale della pace che si festeggerà il 1 gennaio 2011. E queste anche le parole che sono state lette il 22 dicembre 2010 per introdurre i commenti al messaggio del pontefice da parte del segretario del pontificio Consiglio della giustizia e della pace, monsignor Mario Toso, e del ministro degli affari esteri italiano, l’onorevole Franco Frattini, durante l’incontro “Libertà religiosa, via per la pace” organizzato dalla congregazione dei Figli dell’Immacolata concezione, Elea e Idi.   

 

Sì, un anno segnato da una maggiore attenzione per il tema della libertà religiosa che, come ricorda mons. Toso, è violata in tanti casi, il 75 per cento dei quali riguarda fedeli cristiani, secondo i dati presentati dall’Osce nel 2010. I casi che hanno raggiunto i mass media sono freschi nel cuore e nella mente dell’auditorio e lo sarebbero stati anche se i relatori non li avessero rievocati: Asia Bibi e la sua condanna a morte per blasfemia in Pakistan e il massacro nella cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del perpetuo soccorso di Baghdad del 31 ottobre scorso. Ma è chiaro che per un caso che raggiunge la stampa ce ne sono tanti altri – sicuramente di dimensioni inferiori se pensiamo all’attacco della cattedrale irachena – che rimangono nel silenzio.

 

Di fronte a una realtà complessa quanto delicata come quella della libertà religiosa, mons. Toso parla dell’approccio particolare adottato dalla Chiesa Cattolica. «La Chiesa difende per prima cosa l’uomo in quanto tale e in questo mostra la sua apertura universalistica. La persona o la comunità che si vede negata la sua libertà religiosa, chiunque essa sia, ha la Chiesa al suo fianco». Un approccio particolare proprio per l’originalità tipicamente cristiana di mettere al centro la persona. «Oggi – ricorda mons. Toso – si parla di diffamazione delle religioni, non delle persone o delle loro comunità. Per cui ciò che si vuole tutelare è la “religione”. Benedetto XVI invece punta alla persona».

 

Verso la fine del suo messaggio, il pontefice ricorda che le discriminazioni e le violazioni della libertà religiosa non riguardano solo paesi lontani. «Esprimo anche il mio auspicio affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo». È questo «laicismo eccessivo», come lo definisce mons. Toso, che porta «all’uccisione invisibile delle coscienze». Il ministro Frattini prosegue sulla stessa linea d’onda: «Non si deve parlare solo della libertà di pregare, ma anche della libertà di agire conseguentemente nella società».

 

Frattini non evita il commento sul fanatismo e fondamentalismo religioso: «Chi uccide in nome di Allah bestemmia il suo Dio. Ma anche chi arriva al fanatismo interpreta il valore religioso come divisorio e lo tradisce alla base». Da diplomatico, il ministro evoca iniziative all’interno dell’Unione europea e delle Nazioni unite nel campo della libertà religiosa, ma anche alcune azioni concrete intraprese dall’Italia: dalla proposta al governo iracheno di introdurre nelle aree popolate dai cristiani degli agenti di polizia della stessa fede per assicurare la protezione di questi cittadini, alla costruzione – in collaborazione con il patriarca di Gerusalemme – di ottanat alloggi per giovani coppie cristiane nella Città santa per evitare l’emigrazione della popolazione cristiana. Frattini non perde tuttavia l’occasione per criticare anche l’atmosfera europea nel campo della libertà religiosa, ricordando la recente pubblicazione di tre milioni di calendari da parte della Commissione europea per i quali il 25 dicembre non è Natale. Una pagina vuota nell’agenda mentre le festività musulmane, ebraiche, sikh e di altre religioni sono chiaramente menzionate. 

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