Libero scambio tra Vietnam e Ue
L’emergenza del Covid-19 ha fatto passare in sordina l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea (Ue) e il Vietnam, un Paese del Sud-est asiatico, di circa 95 milioni di abitanti, che vede crescere la sua importanza. Non appena anche l’Assemblea nazionale vietnamita avrà ratificato l’accordo di libero scambio, probabilmente nel mese di giugno 2020, questo entrerà in vigore.
L’accordo di libero scambio prevede la soppressione progressiva e quasi totale dei dazi doganali tra le due parti (il 99%), nel corso di 10 anni, mentre l’entrata in vigore dell’accordo comporterà l’immediata cancellazione del 65% dei dazi sulle esportazioni dell’Ue in Vietnam e del 71% dei dazi delle esportazioni vietnamite verso l’Ue, mentre il resto sarà eliminato progressivamente su un periodo di 7 anni. L’accordo di libero scambio contempla anche la riduzione di molti degli ostacoli non tariffari agli scambi attualmente esistenti con il Vietnam e l’apertura alle imprese dell’Ue dei mercati dei servizi e degli appalti pubblici del Vietnam. L’accordo prevede la protezione di 169 bevande e prodotti alimentari tradizionali europei.
Nel 2018, il Vietnam ha esportato nell’Ue beni per un valore di circa 42,5 miliardi di euro, mentre i Paesi dell’Ue hanno esportato merci per circa 13,8 miliardi di euro. Secondo alcune stime, l’accordo di libero scambio porterebbe 15 miliardi di euro all’anno in ulteriori esportazioni dal Vietnam verso l’Ue entro il 2035, mentre le esportazioni dell’UE verso il Vietnam si espanderebbero di 8,3 miliardi di euro all’anno. Inoltre, ogni miliardo di euro di esportazioni dell’Ue porterebbe a circa 14.000 nuovi posti di lavoro nell’Ue.
Le principali esportazioni dell’Ue verso il Vietnam sono prodotti ad alta tecnologia, come macchinari e attrezzature elettriche, aeromobili, veicoli e prodotti farmaceutici, mentre le principali esportazioni del Vietnam verso l’Ue sono prodotti elettronici, calzature, tessuti e abbigliamento, caffè, riso, frutti di mare e mobili. Con investimenti diretti esteri di 6,1 miliardi di euro, l’Ue è uno dei maggiori investitori stranieri in Vietnam, soprattutto nei settori della trasformazione e produzione industriale.
L’accordo commerciale Ue-Vietnam contiene anche importanti disposizioni in materia di protezione della proprietà intellettuale, diritti dei lavoratori e sviluppo sostenibile. L’accordo di libero scambio, infatti, prevede impegni da parte del Vietnam per l’attuazione delle norme fondamentali dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) e delle convenzioni delle Nazioni Unite per quanto riguarda ad esempio la lotta contro i cambiamenti climatici (accordo di Parigi), l’impegno verso la neutralità carbonica (emissioni “zero” entro il 2050) e la protezione della biodiversità. Del resto il Vietnam ha ratificato la convenzione dell’Oil sulla contrattazione collettiva, ha adottato un codice del lavoro riveduto e ha calendarizzato la ratifica delle restanti due convenzioni fondamentali dell’Oil sulla libertà sindacale e sul lavoro forzato.
Secondo Phil Hogan, commissario europeo per il Commercio, «l’accordo tra Ue e Vietnam ha un enorme potenziale economico, per consumatori, lavoratori, agricoltori e imprese. Va ben oltre i vantaggi economici. Dimostra che la politica commerciale può essere una forza per il bene. Il Vietnam ha già compiuto grandi sforzi per migliorare le sue prestazioni sui diritti dei lavoratori grazie ai nostri colloqui commerciali. Una volta in vigore, questi accordi accresceranno ulteriormente il nostro potenziale di promozione e monitoraggio delle riforme in Vietnam».
Gordan Grlić Radman, ministro degli Affari esteri ed europei della Croazia, che regge la presidenza di turno del Consiglio dell’UE, ricorda che, «dopo Singapore, questo è il secondo accordo che concludiamo con un Paese dell’Asia sudorientale ed è anche l’accordo di libero scambio più ambizioso mai concluso con un Paese in via di sviluppo. Stiamo aprendo nuove opportunità commerciali, ma anche creando nuovi strumenti per rilanciare il rispetto delle libertà fondamentali e dei diritti dei lavoratori in Vietnam».
Infatti, l’accordo commerciale include anche un collegamento istituzionale e giuridico all’accordo di partenariato e cooperazione tra Ue e Vietnam che consente di prendere delle misure in caso di gravi violazioni dei diritti umani. Inoltre, insieme all’accordo di libero scambio, è stato firmato anche un accordo sulla protezione degli investimenti, che prima di entrare in vigore deve però essere ratificato da tutti gli Stati membri conformemente alle rispettive procedure nazionali. Una volta ratificato, questo accordo sulla protezione degli investimenti sostituirà gli accordi bilaterali in materia di investimenti attualmente in vigore tra il Vietnam e 21 Stati membri dell’Ue. Con tale accordo, in caso di controversia, il Vietnam ha accettato uno specifico sistema giudiziario per gli investimenti, con giudici indipendenti, un codice di condotta e un facile accesso per le piccole e medie imprese europee. Secondo alcune organizzazioni della società civile contrarie all’accordo, questo amplia in modo eccessivo la possibilità per gli investitori di presentare richieste di arbitrato.
L’accordo di libero scambio tra Ue e Vietnam ha anche un valore geopolitico, poiché l’Ue, che rappresenta così il terzo importante partner del Vietnam, dopo la Cina e gli Stati Uniti, dimostra per l’ennesima volta la propria volontà di mantenere rapporti commerciali aperti e liberi tra i Paesi della comunità internazionale, nel bel mezzo della guerra dei dazi proprio tra Cina e Stati Uniti. Inoltre, il Vietnam è uno dei 10 Stati membri dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Asean) ed è il secondo partner commerciale più importante dell’Ue nella regione dopo Singapore, mentre, nel complesso, l’Asean rappresenta il terzo partner commerciale dell’Ue dopo Stati Uniti e la Cina. Infine, un numero crescente di aziende europee sta stabilendo la propria sede nel Paese per poi operare in tutta la regione del Mekong.
Alcune critiche all’accordo di libero scambio muovono proprio dall’attuale mancato rispetto, da parte del Vietnam, dei diritti fondamentali in tema di lavoro (e non solo), soprattutto di donne e bambini, ma anche delle libertà democratiche fondamentali, essendo il Paese, di fatto, retto da un regime dittatoriale. L’accordo con l’Ue potrebbe però rappresentare un’occasione per migliorare la situazione, che il Parlamento europeo intende monitorare.
Per quanto riguarda l’Italia, il Vietnam è il suo 24° partner commerciale al di fuori dell’Ue, con esportazioni verso il Vietnam del valore di 1,2 miliardi di euro e importazioni dal Vietnam di 2,5 miliardi di euro. L’eliminazione delle tariffe doganali favorisce l’esportazione di prodotti come l’olio d’oliva, esportato da Spagna, Italia e Grecia, che raggiunge quasi il 97% delle importazioni vietnamite di olio d’oliva nel 2018. Ma il Vietnam è anche un grande produttore di riso e l’abbattimento dei dazi mette a rischio le aziende risicole dell’Italia, che è il più grande produttore di riso dell’Ue; pertanto, l’Ue deve monitorare la situazione e garantire che il riso vietnamita, talvolta prodotto utilizzando dei pesticidi non autorizzati nell’Ue, non giunga sul mercato europeo, così come verificare che il riso cambogiano non arrivi illegalmente in Europa passando per il Vietnam.