Liberi dalle mafie
In un Paese che difetta di memoria e rimuove pezzi imbarazzanti della sua storia, la realtà di Libera (associazioni, nomi e numeri contro le mafie) invita a ripetere in tante città d’Italia i nomi delle vittime innocenti delle mafie. Ogni nome e cognome assume così un volto riconoscibile che testimonia la capacità delle persone, anche le più fragili, di ribellarsi e combattere il potere prevaricante delle organizzazioni criminali.
Quest’anno la piazza principale sarà quella di Padova ed è significativo che uno dei seminari di approfondimento organizzati per l’occasione sia dedicato alle “mafie nel Triveneto, dal passaggio al radicamento”, ma anche che un tema sia incentrato sulle “politiche sociali per sconfiggere disuguaglianze e mafie” proprio per non restare “impauriti e impoveriti” e cioè nelle condizioni ideali per accettare ogni tipo di dominio del denaro sulla vita delle persone.
Un grido di allarme è partito il 19 marzo da Casal di Principe, nella commemorazione di don Peppe Diana, il parroco ucciso nel 1994 e poi denigrato dalle organizzazioni camorristiche. Oltre mille gli scout presenti nello stadio comunale sottratto al controllo del feroce clan dei casalesi, ma delle istituzioni si è visto solo il presidente della commissione antimafia Nicola Morra.
Il sindaco Renato Natale, medico da sempre in prima fila per i diritti degli esclusi e amico di don Peppe, ha invitato il presidente Mattarella a recarsi in quella terra che rappresenta segni di riscatto, ma ancora sotto la morsa di reti criminali che godono di legami e complicità con il mondo dei cosiddetti “colletti bianchi”. Ma sono troppe le aree del nostro Paese dove si sperimenta una presenza inquietante della malavita organizzata, nonostante l’azione repressiva delle forze di polizia, come dimostra la recente operazione compiuta a Trapani contro uno dei clan di Cosa Nostra. Parliamo di uno dei luoghi dove l’ex commissione parlamentare antimafia guidata da Rosi Bindi ha fatto emergere l’esistenza spropositata di logge della massoneria deviata in quel fenomeno delle massomafie che è tra i più difficili da conoscere ed estirpare.
Come dice don Luigi Ciotti, presidente di Libera, a proposito della giornata del 21 marzo, «Il grido che si alza è il grido di bisogno della verità. Più dell’80% dei familiari delle vittime innocenti delle mafie chiede verità perché solo con la verità si possono costruire percorsi di giustizia. Perchè non si conosce la verità o si conosce solo in parte. Ecco che il primo grido è un grido di verità oltre la morte».