Liberati dai turchi i due militari prigionieri

Se Tsipras può mettere a suo favore la decisione di Erdogan, inattesa, dall’altra il suo governo stenta a rimettersi dalla grave crisi degli incendi di Mati, che ormai ha un bilancio di 96 morti

Nel contesto di delusione nazionale, tristezza e rabbia contro il meccanismo statale che non è riuscito né a prevedere e nemmeno ad affrontare con efficienza gli incendi a Mati, la liberazione dei due militari greci, detenuti per quasi sei mesi nella prigione di massima sicurezza di Andrianoupolis senza concrete accuse tranne il sospetto di spionaggio, è risultata un vero sollievo.

La liberazione è avvenuta improvvisamente il 15 agosto, data simbolica per tutto il mondo cristiano. Nessuno ne sapeva niente, nemmeno gli avvocati dei due militari. Di mattina presto, i due militari sono rientrati in Grecia con l’aereo governativo in attesa del loro processo. Fortunatamente è stato escluso il sospetto di spionaggio, visto che i servizi turchi non hanno trovato niente di sospetto nei cellulari dei due militari.

È chiaro che si tratta di una decisione politica presa dal presidente Erdogan per motivi suoi. L’inatteso sviluppo positivo della vicenda arriva nel contesto delle relazioni problematiche della Turchia con gli Stati Uniti d’America e con l’Unione europea. Il presidente della Repubblica ellenica ha definito la liberazione «una vittoria della diplomazia e del diritto internazionale», ma la dichiarazione suona tanto di prammatica. Ci si chiede se vi siano stati accordi segreti tra i due governi…

La liberazione dei due militari greci è stato un reale sollievo per l’opinione pubblica, ma non sembra che ciò basti per cambiare il barometro del governo che rimane sul brutto tempo fisso. La tragedia di Mati – il bilancio dei morti aumenta, ormai siamo a 96 –, conferma l’incapacità del governo di prevedere e gestire la crisi. L’indice di popolarità del governo cala continuamente.

È vero, ci sono state le dimissioni (ritardate) del ministro dell’Ordine pubblico, sono stati nominati i nuovi responsabili dei principali servizi di emergenza e sono arrivati i primi aiuti finanziari consegnati alle vittime degli incendi. Ma ha stupito che il governo abbia deciso di demolire le case abusive che però un anno fa avevano de jure legalizzato. E il premier Tsipras ha annunciato un nuovo piano nazionale di emergenza, che però esisteva dal 2014, ma non era stato mai varato.

Una cosa è certa: gli incendi hanno cambiato l’agenda politica del governo. Ormai i festeggiamenti per l’uscita “pulita” dai programmi di assistenza finanziaria e le grandi dichiarazioni sul futuro del Paese attese alla fiera internazionale di Salonicco fra pochi giorni non sono più “sogni d’una notte d’estate”, ma piuttosto degli incubi. Osservatori attenti prevedono che il premier varerà un rimpasto del governo per uscire dal vicolo cieco. Ma non sarà facile trovare le persone giuste. L’opposizione chiede elezioni anticipate, per gennaio o maggio del 2019, senza escludere la carta a sorpresa di un voto per il prossimo autunno, visto che l’indice di popolarità del premier s’abbassa sempre più.

 

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