Liberate le suore di Mosul

Stanno bene Suor Atur, Suor Miskinta, due ragazze e un ragazzo caldeo. Monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Bagdad per i cattolici di rito caldeo è riuscito a parlare con loro. Città Nuova lo ha raggiunto al telefono
Iraq

Tutti liberi. Suor Atur, Suor Miskinta, due ragazze e un ragazzo caldeo. La liberazione è avvenuta senza il pagamento di nessun riscatto. «È andata bene ‒ commenta monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Bagdad per i cattolici di rito caldeo ‒ grazie anche alle vostre preghiere».

In questo momento monsignor Warduni si trova nel Nord dell’Iraq, a Patnayaa, a 20 chilometri da Mosul, per celebrare la prima comunione di 87 bambini insieme al vescovo della diocesi locale. In giornata arriverà a Mosul e incontrerà anche le persone rapite. Nel frattempo è riuscito, mezz’ora fa, a parlare con Suor Atur e Suor Miskinta via telefono.

«Non ho potuto chiedere tanti particolari ‒ spiega il vescovo ‒ ma le suore sono contente e stanno bene. Non si sa nulla di come è avvenuto il rilascio e non avevamo avuto nessun contatto». Le suore, della Congregazione delle Figlie di Maria Immacolata, insieme a due ragazze e un ragazzo di 12 anni adottato da piccolo nella loro casa famiglia per orfani, erano state rapite lo scorso 28 giugno, mentre rientravano in macchina nella loro città, Mosul. I veri nodi del Paese restano politici. Il vuoto di potere favorisce le scorribande terroristiche e «speriamo che il Parlamento ‒ incalza monsignor Warduni ‒ riesca ad eleggere il presidente del Parlamento e il Primo ministro. Finora non sono riusciti a trovare un accordo perché sono troppo forti gli interessi particolari piuttosto che il bene comune della nazione».

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