Liberare le famiglie, non i licenziamenti

Appello del Forum italiano delle associazioni familiari che chiede un incontro urgente con ministri e segretari dei partiti. L'equità fiscale aumenta l'occupazione, il Pil e sconfigge la povertà
Associazione Forum italiano delle associazioni familiari
È in  un  contesto  di grave crisi e di incertezza assoluta sul futuro che va   letto il comunicato stampa del presidente dell’associazione familiari italiane che, senza giri di parole, prende di mira il contenuto della lettera di impegno del governo per tranquillizzare i mercati. Proprio mentre i ministri dell’esecutivo erano intenti, con diversa partecipazione e convinzione, nella redazione della risposta all’ultimatum ricevuto da Barroso e Van Rompuy, il Forum familiare, presso i locali della Camera dei deputati, ha illustrato il frutto di una ricerca compiuta assieme all’associazione nazionale dei tributaristi dalla quale emerge l’impatto positivo per l’economia del "Fattore famiglia" e cioè l’inserimento del pacchetto di misure indispensabili per introdurre criteri di equità nella tassazione che tenga conto non solo del reddito individuale ma di quello familiare.

 

Come afferma il presidente del Forum, Francesco Belletti:«In base alle previsioni dei tecnici, elaborate a partire dai dati Istat sulla spesa delle famiglie, il "Fattore famiglia" consentirebbe la creazione di 250mila posti di lavoro (riducendo di oltre il 10 per cento il numero dei disoccupati), farebbe crescere il Pil di 18 miliardi di euro, indurrebbe una ripresa della natalità e l’uscita di un milione di famiglie dalla soglia di povertà».

Dati di fatto che confermano la prospettiva responsabile dell’associazionismo familiare che non si pone come un gruppo di pressione tra gli altri, ma è capace di mantenere uno sguardo d’insieme sulla società tanto da chiedere in tempi rapidi al ministro dell’economia ed ai segretari dei partiti un incontro con il Forum nella convinzione che «un accordo trasversale potrebbe consentire tempi rapidi di approvazione».  

 

«Liberiamo la famiglia e non i licenziamenti» è il messaggio che proviene in questo momento drammatico dai rappresentanti di quelle associazioni che, ancora una volta, fanno notare come «il tessuto della società italiana sia ancora a base familiare» e perciò l’introduzione a regime del "Fattore famiglia" dovrebbe essere considerato in senso positivo, cioè «da costo a investimento». Un’impostazione che impatta, invece, contro la tendenza a considerare le esigenze delle famiglie come un problema di redistribuzione, da rimandare quindi in eterno. Che la crisi sia il momento giusto per aprire alcune porte rimaste finora rigorosamente chiuse?  



 
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