Libano: oltre il Tribunale

A Beirut è stato da poco riaperta al traffico la strada che fu teatro dell’attentato terroristico che nel febbraio del 2005 costò la vita all’allora primo ministro, Rafik Hariri. Sarà una coincidenza o un fatto intenzionale, ma il punto è che ciò è avvenuto qualche giorno dopo l’istituzione, da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (con il voto favorevole dell’Italia), del Tribunale ad hoc per fare piena luce sull’assassinio di Hariri. Il Tribunale, ha detto il primo ministro libanese Siniora, non è diretto contro nessuno, e risponde invece ad un’esigenza di giustizia ed alla necessità di riaffermare lo Stato di diritto. Non è un segreto che molti ritengono che dietro l’attentato ci sia la longa manus del regime siriano. E non è un caso che le valutazioni più negative sulla decisione di istituire il Tribunale da parte delle Nazioni Unite siano venute proprio da Damasco. Tuttavia il nuovo Tribunale toglie un problema dal tavolo del premier libanese Siniora, che si trova da mesi con un governo azzoppato per l’uscita del ministri appartenenti al movimento Hezbollah e con un Parlamento che il suo presidente, Berri, non convoca, apposta per indebolire ancor più il governo. Ora pare che si delinei un accordo tra le forze libanesi per formare un governo allargato che ospiti i rappresentanti di tutte le forze politiche e comunità religiose. C’è poi il nodo dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica, dal momento che quello attuale, ritenuto filo-siriano, termina il suo mandato il 24 novembre prossimo. Sembra esserci consenso su un candidato cristiano, non sul nome, dal momento che i rappresentanti politici cristiani sono tra loro purtroppo fortemente divisi. Si guarda con speranza al ruolo che potrebbe giocare in questa fase delicata il patriarca maronita Sfeir. Quello che è certo è che il Libano non può permettersi di andare avanti in un’incresciosa situazione di vuoto di potere. Ci sono allarmanti segnali di destabilizzazione, come le infiltrazioni terroristiche di Al Qaeda nei campi profughi palestinesi del nord (corpi estranei ovviamente, rispetto alla causa palestinese). Nel sud c’è il contingente delle Nazioni Unite, Unifil, che finora ha ben operato, ma che non è certo esente anch’esso da rischi di azioni terroristiche. In questa situazione, è evidente che vicini ingombranti come la Siria possono essere determinanti. A Damasco c’è chi pensa ancora che il Libano sia in fondo parte della Grande Siria.Mentre il Libano è indipendente; vuole essere anche sovrano. Un Paese unico e irripetibile ; speriamo anche unito e in pace.

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons