Li mandò a due a due

Dio ha bisogno di noi, vuol avere bisogno di noi.
Giovani

«Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi» (Lc 10, 1). Vediamo subito che questi settantadue hanno una missione, quella di preparare la strada a Gesù. Gesù li manda a due a due perché si possano confortare vicendevolmente nella testimonianza del Vangelo, e anche perché si attuino quelle parole: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18, 20). «Diceva loro: "La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe"» (Lc 10, 2). Questa frase si trova nel Vangelo di Luca e anche nel Vangelo di Matteo (cf. 9, 37); è una delle frasi più misteriose perché per essa si vede come Gesù – che è Dio, onnipotente, il redentore del genere umano –, abbracciando con lo sguardo tutte le persone di buona volontà che avrebbe potuto convertire direttamente, vuole che – in questa conversione dell’umanità – ci sia l’intermediario umano, che ci siano delle persone che facciano da tramite fra lui e gli uomini che lo aspettano.

 

E Gesù in quel momento è triste. Vede la messe abbondante, vede che tante anime sono pronte, lui pure è pronto, ma mancano gli intermediari. Potrebbe suscitarli dalle pietre, ma vuole che anche gli stessi intermediari siano suscitati per mezzo di altri intermediari che per questo preghino Dio.

Si capisce come Dio vuole lasciarci tutti liberi, e come ha voluto legare la salvezza del genere umano alla nostra personale corrispondenza.

 

Si tratta di realtà profonde e terribili, che fanno pensare: Dio suscita anime apostoliche solo se io prego, e lega la conversione degli altri alla mia intercessione, alla mia preghiera (…). Dio ha bisogno di noi, vuole aver bisogno di noi; però non ha bisogno del nostro darci da fare umano: anche questo è da sottolineare, che altrimenti si potrebbe tendere a fare chissà che cosa di umano e non ottenere nulla (e così la mia intercessione non consisterà per esempio in una noiosa insistenza e pressione su chi mi pare possa essere chiamato). Dio darà delle grazie a qualcuno e gli farà capire la missione all’apostolato, attraverso la mia preghiera: si tratta in definitiva di far sì che Dio possa parlargli.

 

(continua)

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