Lezioni di integrazione

Alcune considerazioni dalla Grande Muraglia Cinese, mentre in Europa si costruiscono muri o, comunque, si erigono  barriere volte a ostacolare i processi migratori  
muraglia

In questi giorni mi trovo in Cina e, fra un impegno di lavoro e l’altro, ho avuto la possibilità di arrivare sulla Grande Muraglia, un’esperienza che mi ha fatto riflettere.

 

Negli stessi momenti, infatti, Sadiq Khan, inglese di origine pakistane, musulmano, diventava il primo cittadino di una città simbolo per l’Europa e la sua storia e non solo. Londra, infatti, e’ stata per quasi trecento anni la capitale dell’Impero di Sua Maestà che si estendeva all’Asia, all’Oceania, dal Nord America all’Africa. Oggi un nipote di quei popoli per secoli colonizzati dagli Europei siede sulla poltrona più alta dell’amministrazione di quella che un tempo era la sontuosa capitale del mondo. Non solo, Khan è musulmano e, come primo atto, ha voluto partecipare alla commemorazione dell’Olocausto organizzata dalla comunità ebraica nel quartiere di Barnet, incontrando in modo caloroso il rabbino capo Ephraim Mirvis. E’ andato oltre: ha prestato giuramento nellachiesa anglicana di Southwark, motivando la sua decisione con il desiderio di voler rappresentare «ogni singola comunità, ogni singola parte della nostra città».

 

Il tutto è accaduto mentre in giro per l’Europa continentale si costruiscono muri o, comunque, si cerca di ritornare a barriere che ostacolino i processi migratori. Per questo mi ha fatto effetto essere sulla Grande Muraglia. A secoli di distanza dalla costruzione di questa opera gigantesca – circa 5000 chilometri di pietra che scende e sale sulle creste dei monti a nord di Pechino – milioni di persone salgono ogni anno a passeggiare e a guardare una delle meraviglie costruite dagli uomini. Peccato che sia servita a poco! A parte le invasioni cui la Cina alla fine ha dovuto soccombere, in particolare quella dei Giapponesi nel secolo scorso, fa riflettere vedere come, oggi, un muro di questo tipo sia stato letteralmente scavalcato a piè pari dall’invasione incalzante ed inarrestabile della globalizzazione che ha cambiato in questi decenni, in particolare in questi ultimi anni, il volto dell’immenso Paese asiatico. Vorrei dire di più. La Grande Muraglia è diventata parte di questa invasione silenziosa e potente. E’, infatti, elemento di un immenso progetto economico – insieme ad altri siti archeologici sparsi per il Paese e ai monumenti della capitale cinese – che frutta miliardi di Yuan alle casse del ‘comunismo alla cinese’, formula pensata e realizzata dal genio pragmatico ed armonizzante di questo popolo.

 

Cosa ci insegna la Grande Muraglia? Varie lezioni importanti. Innanzi tutto, la storia non si ferma, nemmeno con i muri. I processi storici – in particolare quelli migratori – spesso hanno una forza ed una spinta vitale e propulsiva tale che sul loro cammino tutto diventa fragile. Anche le mura più solide ed elevate si dimostrano porose fino a  diventare dei veri colabrodi. In secondo, luogo ci mostra che il nuovo ed il diverso non si affrontano respingendoli, ma, piuttosto integrandoli, armonizzandoli nel proprio sistema, dando vita a qualcosa di nuovo per la propria cultura e quella degli altri. Qui l’Asia, con i suoi due grandi ceppi culturali, quello indù e quello confuciano, ci insegna che la parola chiave è armonizzare mai escludere.

 

Da questa prospettiva mi pare si possa leggere l’elezione di Khan a sindaco di Londra ed il suo significato e monito per l’intero continente Europeo. Che un pakistano musulmano potesse un giorno diventare sindaco della capitale dell’Impero di Sua Maestà poteva essere un vero sogno chimerico, una storia da fantascienza alla Giulio Verne. Oggi è realtà, proprio perché la storia cambia, come cambiano i popoli, quando uomini e donne cominciano a viaggiare con le loro etnie, lingue, culture e religioni. Ma non solo l’elezione in quanto tale rappresenta un segno indicativo. Anche l’incontro con la comunità ebraica da parte di un primo cittadino musulmano sta a indicare che musulmani ed ebrei possono convivere e collaborare. Immaginiamo, poi, cosa significa che un musulmano presti giuramento in una chiesa cristiana. La tradizione cristiana, infatti, quella cattolica in particolare, ha ritenuto per secoli – più di un millennio – che fuori della Chiesa non c’è salvezza. Ancora oggi alcuni – ne incontro ancora molti – sono convinti che le altre religioni siano motivo di dannazione. Inoltre, viviamo in un continente che, avendo rifiutato le proprie radici cristiane, almeno a livello di vita pubblica, oggi non riesce più ad assicurare una dimensione religiosa. Un musulmano, primo cittadino di Londra, ce ne ha proposto ancora la centralità e la sua valenza pubblica.

 

Papa Francesco in questi giorni ha lanciato l’ennesimo appello all’Europa perché sia luogo di accoglienza ed integrazione e non costruisca muri contro coloro che spesso fuggono da situazioni catastrofiche create proprio da interventi sciagurati di Paesi occidentali. Chissà come rischiamo di essere giudicati dalla storia nei secoli a venire. La storia è, infatti, maestra, come ci hanno insegnato i nostri padri latini. Ma se questo resta vero da millenni, è altrettanto innegabile che gli uomini paiono essere pessimi allievi.

 

E’ necessario leggere, come diceva Giovanni XXIII, i ‘segni dei tempi. Cercando di decifrarli si riesce a unirsi a quel flusso inarrestabile dei processi storici dando vita a nuove forme di culture e civiltà che, alla fine, prevarranno ugualmente, ma purtroppo a prezzo di scontri e di violenza, per la cocciutaggine degli uomini che si ostinano a non accettare quanto sta scorrendo davanti ai loro occhi, annebbiati dalla paura invece di essere illuminati dall’ottimismo. Perché, come diceva Theillard de Chardin, il ‘futuro è sempre migliore di qualsiasi passato’. Il grande teologo-antropologo francese visse a lungo in Cina e, forse, intuì molto dell’uomo grazie al contributo di questa cultura.

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