Lezione di pace
Si potrebbe sintetizzare così Eleven and twelve/11 and 12 di Peter Brook, frutto del suo amore per l’Africa, coltivato sin dagli anni Settanta.
Si potrebbe sintetizzare così Eleven and twelve/11 and 12 di Peter Brook, frutto del suo amore per l’Africa, coltivato sin dagli anni Settanta. Esploratore del significato e dei linguaggi del teatro, il regista britannico ha, da tempo, spostato il suo interesse verso la tecnica del racconto.
Nell’odierno lavoro, centrale è la questione religiosa. Si parla di Dio, tolleranza, sacrificio. Attualissima allegoria dello scontro tra fanatismo e saggezza, s’ispira ad un testo dello scrittore del Mali, Amadou Hampaté Bâ (1900-1991). Narra la storia di Tierno Bokar, pacifico maestro – che rifiuta di esserlo – del pensiero islamico, il quale, per un futile episodio che scatena un’insensata faida dottrinaria con conseguenze sanguinose, interviene per riportare la pace. Emarginato e abbandonato anche dai suoi discepoli, Bokar morirà nel dolore e negli stenti, anche per il disinteresse dei colonialisti francesi a un’intesa fra le parti.
Gli attori agiscono sulla scena scarna dominata da un albero-totem stilizzato al centro di un vasto tappeto rosso. In un angolo, le percussioni di un musicista. Distante da invenzioni teatrali, più enunciato che rappresentato al punto da risultare accademico, Eleven and twelve/11 and 12 ha una semplicità disarmante che richiede ascolto. Per coglierne profondità e lacerazioni, interrogativi e ricchezza umana.
Al Festival di Spoleto.