L’ex attore vince le elezioni in Guatemala
Quest’anno sarà ricordato come un punto di svolta nella storia del Guatemala, che ha raggiunto grandi risultati in termini di qualità democratica dei suoi cittadini. Durante questo secondo turno elettorale ha trionfato Jimmy Morales, il candidato che è stato acclamato dalle proteste popolari per la corruzione nello Stato. Un ex attore e produttore televisivo, catapultato in politica da un partito minore nel 2011, quando si candidò a sindaco di Mixco arrivando terzo. Poi nel 2012 è stato invitato a unirsi al Fronte di Convergenza Nazionale in cui diventò rapidamente segretario nazionale e poi eletto candidato a presidente lo scorso maggio. Con molta poca esperienza nell’esercizio della politica come funzione pubblica, ha attirato la simpatia dei votanti grazie alla sua fama di attore e all’avversione generalizzata sorta intorno alla figura di Manuel Baldizon, legato alla vecchia politica clientelare e corrotta.
Quando il 16 aprile la Cicig (Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala, organismo promosso dalle Nazioni Unite) e il ministero della Giustizia hanno presentato denuncia formale contro il segretario del vicepresidente, Carlos Monzón e decine di funzionari pubblici per reati di truffa ai danni dello Stato, era impossibile predirne le conseguenze.
Guidato da semplici cittadini che hanno manifestato la propria stanchezza sui social network, si è articolato un movimento di protesta ampio e pacifico, che via via è cresciuto al passo con le successive denuncie e prove di reato. Si sono moltiplicate le manifestazioni pubbliche nelle piazze, fino a convocare uno sciopero nazionale che chiedeva le dimissioni del presidente. In pochi mesi presidente e vicepresidente si sono dimessi. Il disconoscimento ha raggiunto i due partiti maggioritari e diversi dei loro membri fortemente coinvolti in reati di corruzione, al punto che i suoi candidati sono stati esclusi dal secondo turno elettorale nonostante l’esorbitante spesa per le loro campagne elettorali.
In quanto a coscienza civica, la popolazione sembra aver fatto un salto di molti decenni e in questi mesi molti gruppi attivi promettono di stare sempre all’erta per controllare le azioni del nuovo esecutivo e del Congresso nazionale. Sono gruppi di giovani universitari, di associazioni indigene, di diritti umani indipendenti che manifestano la necessità di smantellare le cause della corruzione nello Stato. Allo stesso tempo richiedono profonde riforme del sistema elettorale e dei partiti politici perché sono fondati su meccanismi clientelari generatori di corruzione.
Il trionfo di Morales apre un panorama di grande incertezza sui prossimi quattro anni, a causa dei dubbi sulla capacità di gestione politica. Fino ad ora si ignorano i nomi della sua squadra di collaboratori e i suoi deputati che, in minoranza al Congresso, dovranno raggiungere accordi con l’opposizione.
Oltre a questo lo attende un clima di gravi difficoltà economiche, squilibrio fiscale, indicatori sociali che denotano povertà estesa, difficoltà di finanziamento dello Stato, bassi livelli educativi, carenza di infrastrutture, insicurezza e bassi investimenti produttivi. Solo la partecipazione attiva della cittadinanza può perseguire politiche efficaci che allontanino l’ombra dell’ingovernabilità.
Trad. It Domenico D’Amiano