Lewis Hamilton nella leggenda

Il pilota inglese vince il Gran Premio di Turchia, laureandosi per la settima volta campione del Mondo in Formula 1. Raggiunto Schumacher: «Sono andato oltre i miei sogni»
Hamilton si aggiudica il Gran Premio di Turchia (Ozan Kose/Pool via AP)

Era il 2004 quando Michael Schumacher, dopo una stagione senza rivali, riusciva ad aggiudicarsi con grande facilità il suo settimo titolo iridato: il quinto consecutivo con il Cavallino rampante, a rappresentare un’era tra le più vincenti nella storia della Formula 1. Molti appassionati e addetti ai lavori pensavano, a ragion veduta, che lo straordinario numero di mondiali vinti dal pilota tedesco fosse inattaccabile: un po’ come gli iconici cinque allori conquistati dall’argentino Fangio tra 1951 e 1957, rimasti irraggiungibili per 47 lunghi anni.

Ne sono bastati soltanto 16, stavolta, per vedere Lewis Hamilton raggiungere un obiettivo stratosferico, quasi impensabile fino allo scorso decennio. L’inglese, con la vittoria di ieri nel Gran Premio di Turchia, entra così di diritto nella leggenda degli sport motoristici, acciuffando il suo settimo titolo mondiale in una gara che ha esaltato tutta la sua straordinaria qualità. Il successo di Istanbul è il numero 94 in carriera: anche questo un record assoluto tolto a Schumacher, fermo a 91. Il pilota inglese si è imposto al termine di una gara non facile, considerando anche come per la prima volta in stagione entrambe le Mercedes scattassero dalla terza fila.

Hamilton però parte bene arpionando subito la terza posizione, riuscendo a mantenere grande freddezza nei momenti più concitati. La fase chiave arriva al primo pit stop, quando dal giro 8 al 12 quasi tutti i piloti sostituiscono le gomme da bagnato con quelle intermedie: una scelta che si rivelerà felice non solo per il campione del Mondo, ma anche per una Ferrari mai così battagliera e performante. La Mercedes numero 44 diventa inarrestabile, con il suo condottiero bravo a non sbagliare mai nulla mentre attorno a lui fioccano gli errori: alla diciottesima tornata Verstappen annusa l’aria inebriante della vetta ma esagera nel sorpasso a Perez, rovinando la sua gara. Quindi la Racing Point, con una tattica suicida, getta alle ortiche la prima piazza di Stroll, facendogli cambiare pneumatici nel momento sbagliato.

(Ozan Kose/Pool via AP)

Al giro numero 37 si compie il sorpasso decisivo. Hamilton si avvicina a Perez, riuscendo a sopravanzare il messicano e prendendosi così un primo posto che non lascerà più fino alla fine. Le Ferrari di Vettel e Leclerc giungono alla fine terza e quarta: tanti i rimpianti per il giovane monegasco che, nell’ultima staccata, ha provato invano a insidiare Perez per la seconda piazza, sbagliando staccata e dovendo cedere una posizione al compagno di squadra. La ribalta però è tutta per un fantastico campione di nome Lewis Hamilton: le sue lacrime di gioia ed emozione a fine gara rendono bene l’idea dell’enormità dell’impresa sportiva appena compiuta.

«Mi mancano le parole – ha detto l’inglese in conferenza stampa – ringrazio la mia famiglia e il team. Sono andato ben oltre i miei sogni. Spero che i bambini prendano ispirazione da quanto ho fatto. Se vuoi raggiungere i risultati devi sognare l’impossibile, seguirlo senza mai mollare né mettere in dubbio le tue capacità». La sua caccia ai record, poi, non finisce qui: «Sento come se stessi iniziando adesso – ha ribadito il pilota classe 1985 – a livello fisico mi sento in grande forma. Quest’anno è stato mentalmente complesso anche per noi atleti: grazie alle grandi persone che mi circondano sono riuscito a tenermi a galla e restare concentrato. C’è ancora tanto lavoro da fare».

La caccia all’ottavo titolo sembra dunque ufficialmente aperta. Comunque vada a finire, resta l’incredibile lezione di vita di un ragazzo che ha aperto un sentiero mai battuto prima in Formula 1. Hamilton, ad oggi, resta infatti l’unico pilota di colore del Circus, per di più proveniente da una famiglia di umili origini, a dispetto di tanti suoi colleghi. Durante l’infanzia il padre ha svolto fino a 4 lavori per permettere al giovane Lewis di misurarsi nelle gare giovanili, passando le notti ad assemblare e riparare il go-kart del figlio. Ricchezza e fama sembrano non aver cambiato i valori di un uomo profondamente legato alle sue origini: a dimostrazione di ciò c’è anche la leadership assunta dal pilota nel guidare le proteste nel mondo dello sport successive alla morte di George Floyd in Usa. La Mercedes, per lui, ha anche fatto diventare nera la tradizionale livrea argentata. «Serve la voce di tutti – aveva dichiarato Hamilton in una frase quasi iconica – non possiamo tacere oggi».

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons