L’evento del Concilio

Giuseppe Dossetti e Pino Alberigo sono stati capaci di rendere comprensibile il messaggio evangelico sorto dalla grande esperienza conciliare promossa da Giovanni XXIII
concilio

La mia fede è stata generata da questo crogiolo, da questo fuoco di grazia, di annuncio, di povertà e di testimonianza di Giovanni XXIII. Tutto questo doveva essere narrato, spiegato alle generazioni successive, con una narrazione non dotta, ma sapiente, che facesse del Concilio non un libro di documenti ma l’avvento e l’azione dello Spirito Santo per questo tempo. Già nel Concilio venne avanzata la proposta di canonizzare Roncalli per indicare in modo nitido a tutti i cristiani la via dell'unità e della pace. Si sono scelte altre strade, ma oggi tutto questo arriva a pienezza e compimento, superando resistenze e difficoltà. Oggi viviamo come una rinnovata primavera dello Spirito, che ha in Roncalli e nella sua santità il sigillo di Dio.

Per testimonianza diretta posso dire che se non ci fossero stati Giuseppe Dossetti e Pino Alberigo, con la loro sapienza spirituale e con la loro intelligenza dei tempi, a raccontare Roncalli e il Concilio, avremmo ridotto tutto a devozione e disciplina, negando così la nuova Pentecoste del Signore. Per questo la Chiesa tutta è loro debitrice. Di essi il Signore si è servito, perché la nostra memoria non venisse meno. Dobbiamo ricordare che per la grazia di papa Giovanni e del Concilio, la Chiesa dei poveri e la Chiesa della pace sono diventate le Chiese dei martiri: da mons. Romero ai sette monaci della Chiesa algerina, al vescovo di Orano, alle testimonianze della Chiesa sudafricana, alla piccolezza della comunità credente di Myammar, alla Chiesa crocifissa della Siria e di quelle del Medio Oriente. Il martirio è tornato al centro della vita della Chiesa, dono di Dio per la sua fedeltà e suo giudizio per la sua tiepidezza. Come ha detto ancora Roncalli, poche settimane prima di morire: «Non è il Vangelo che cambia, siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio». Una comprensione più profonda del Vangelo genera la testimonianza fino al prezzo della vita, non per strategia politica, ma per sovrabbondanza di grazia.

Penso anche alla piccola parrocchia dell’Opg di Reggio Emilia, dedicata al beato Giovanni XXIII (e da domenica al santo Giovanni del Concilio), parabola di ogni Chiesa che è in carcere, in tanti luoghi del mondo, e che papa Giovanni definisce a pieno titolo casa del padre, la casa di Dio, che sta in carcere, fratello di tutti nel loro patire.

Domenica nessun trionfalismo, ma un grande rendimento di grazie, in quella obbedienza e in quella pace, che papa Giovanni ci ha donato con la sua vita e che il Concilio ci ha aperto come luce nella notte del mondo. In tutti i passaggi decisivi della mia vita lo sguardo e gli occhi di Roncalli hanno custodito e sostenuto la mia fatica, indicando la mitezza e l’obbedienza come grande forza spirituale, che permette di superare le prove più grandi, senza mai disperare, e di vivere le gioie più profonde. Senza mai gloriarci di noi stessi.

 

 

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