L’eutanasia per i bimbi malati terminali

Il parlamento belga vara in via definitiva la legge che, per la prima volta nel mondo, prevede anche per i più piccoli il “diritto” di chiedere la morte. Gli psicologi certificano la richiesta
bimbo malato

Una grande tristezza. La nuova legge, appena varata con l’approvazione del 73 per cento dei belgi, prevede l’eutanasia per i bambini gravemente malati “nei casi di condizioni mediche senza speranza e di costante e insopportabile sofferenza”. Il bambino, per morire, deve ottenere il consenso dei genitori e dello psicologo, che certifica la sua capacità di discernere. Un bambino di otto anni è in grado di “discernere” se vuole morire?

Invece di avere intorno solo l’amore di genitori e amichetti che lo sostengono e lo incoraggiano, l’assistenza professionale di infermieri e medici con le cure palliative oggi in grado di ridurre quasi completamente il dolore, il bambino troverà da qui in avanti anche lo psicologo che, per legge, è lì pronto ad assecondare (e certificare) la sua eventuale richiesta di morire. È la parodia della “libertà individuale” portata alle estreme conseguenze. È la vittoria della concezione che considera l’individuo “isolato”, che valuta la qualità della propria vita. Si perde completamente il concetto di persona come essere relazionale, che vive perché amato e accolto.

A favore della legge hanno votato socialisti, verdi e liberali. Contro la legge hanno combattuto nelle piazze e in parlamento destra e cristiano-liberali, oltre a Chiesa cattolica, rappresentanti di ebrei e musulmani e la gran parte dei pediatri. Il Consiglio d’Europa ha chiesto al Belgio di rivedere il provvedimento. In Olanda l’eutanasia dai dodici anni in su è già possibile. Per ora è stata richiesta una sola volta, per cui molti minimizzano sostenendo che la legge è solo l’occasione per aprire un dibattito filosofico. Altri difendono la decisione perché regolarizzerebbe una pratica già in atto da parte di quei medici e infermieri che, compassionevolmente, pongono fine alla sofferenza dei bambini senza dirlo. Con questa nuova legge cambiano quindi le mansioni di medici, infermieri e psicologi, che diventano giudici della qualità della vita dei pazienti, e anche della loro eventuale fine.

Una riflessione va fatta anche a proposito dello Stato. Una volta c’era la legge della giungla. Per mettere un argine alla violenza dell’uomo contro l’uomo (homo homini lupus) si è inventato questo contratto sociale che dovrebbe garantire la “vita” dei cittadini. Piano piano, però, lo Stato sta invece diventando il garante e certificatore della tua “morte”, se sei feto perché sei solo un grumo di cellule, se sei malato terminale perché soffri troppo… e domani?

I promotori della morte facile hanno già pronto il prossimo obiettivo: se un individuo è anziano e pieno di acciacchi costa troppo alle casse dello Stato, quindi va messo in condizioni di non nuocere. Ci sono due possibilità: l’eutanasia, se si riesce a convincerlo che la sua vita non è degna di essere vissuta, oppure lasciarlo morire, sospendendo ogni cura medica. Siamo contenti di vivere in uno Stato homini lupus?

Qualche decennio fa tutti erano spaventati dal rischio della guerra nucleare, con possibile estinzione del genere umano. Oggi invece pochi si scandalizzano di questa autodistruzione “dolce” dell’umanità che non trova più motivi per vivere. 

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