L’Europa vista da destra, intervista a Francesco Giubilei
Francesco Giubilei è presidente della Fondazione Tatarella e del movimento di idee “Nazione Futura”, collabora con “Il Giornale” e con varie riviste nazionali e internazionali ed è nell’editorial board di “The European Conservative”.
Autore di numerosi testi tra cui “Giorgia Meloni. La rivoluzione dei conservatori”. Esprime il nuovo volto del conservatorismo italiano che ha diversi luoghi di elaborazione del pensiero come ad esempio il centro studi Machiavelli diretto da Daniele Scalea, in collegamento con una rete internazionale di soggetti che vanno dalle correnti prevalenti tra i repubblicani statunitensi ai gruppi politici attivi nell’area dell’Europa post sovietica, con particolare riferimento all’Ungheria di Viktor Mihály Orbán.
Che importanza hanno in questo momento storico le elezioni europee?Sono molto importanti visto il contesto geopolitico in cui ci troviamo sia a causa della situazione in Medio Oriente sia soprattutto a causa della guerra in Ucraina che si sta svolgendo alle porte dell’Unione Europea. Ciò impone che ci sia un’Europa forte, in grado di rispondere alle sfide che ci attendono nel contesto internazionale. Sono importanti anche perché esiste la possibilità che si possa affermare una maggioranza di centrodestra alternativa a quella attuale formata da socialisti e popolari (cosiddetta maggioranza Ursula). Un risultato decisivo per capire come saranno gli equilibri internazionali che si andranno a configurare dopo le elezioni presidenziali del 5 novembre negli Usa
Cosa non va nella attuale architettura istituzionale e nella cultura della Ue?
L’unione europea per come è concepita ha fallito tutti i grandi appuntamenti dei nostri tempi, a partire da quelli di politica estera. Sull’Ucraina è un’entità non pervenuta così davanti ad altre sfide geopolitiche come quella in Medio Oriente. Chi punta sull’accentramento del potere con la formula degli Stati uniti d’Europa a discapito degli stati nazionali propone, perciò, a nostro parere una ricetta sbagliata. Abbiamo bisogno di una Ue che interviene sui principali dossier lascando però maggiore indipendenza ai singoli stati che hanno delle peculiarità da rispettare secondo il principio di sussidiarietà in base al quale è più efficace il potere quando è vicino al cittadino.
Cosa pensate della definizione di una Difesa europea?
Non possiamo parlare di una difesa comune europea senza aver definito prima una politica estera condivisa. Le dichiarazioni del presidente Macron, non concordate con alcuno, sull’invio di soldati in Ucraina, dimostrano l’assenza di un coordinamento di politica estera come avvenuto con l’intervento in Libia nel 2011 dove gli interessi francesi erano opposti a quelli italiani.
Perché siete critici verso il green deal europeo?
Il green deal si è dimostrato fallimentare come dimostra la sconfitta del suo ideatore, il socialista Timmermans, nelle elezioni politiche olandesi. Il suo piano verde va contro le classi sociali deboli e non tiene conto delle esigenze del mondo imprenditoriale. Le direttive sulle case green e sul motore elettrico, ad esempio, sono ideologiche e rischiano di far rimanere indietro l’Europa
Sulla questione migrazioni siete molto vicini al modello ungherese. In che modo andrebbe applicato su scala europea?
L’Ungheria ha costruito un muro con la Serbia per impedire gran parte degli arrivi dei migranti. Ma per l’Italia, che ha una diversa geografia, il problema non è in gran parte la rotta balcanica ( terrestre, ndr) ma l’arrivo dei flussi via mare. La loro distribuzione tra i Paesi di primo arrivo è solo un palliativo perché la vera soluzione consiste nel bloccare la partenza di migranti irregolari
Quali sono le scelte prioritarie in caso di una nuova maggioranza tra popolari e conservatori a Strasburgo?
In primo luogo revisionare una serie di accordi fallimentari, a partire dal green deal e poi c’è bisogno di una battaglia culturale sui temi identitari contrastando il prevalere della cd cultura woke e del politicamente corretto. È un momento storico che esige una forte risposta del mondo conservatore con la riscoperta dei valori cristiani. Oltre il fallimento di un certo multiculturalismo occorre dare un nuovo impianto all’Unione per riaffermare un’Europa confederale e la sovranità delle nazioni su determinati temi.