L’Europa non può ignorare la tragedia di Gaza


Come era prevedibile, la riunione del Consiglio europeo del 20 marzo si è chiusa prima del tempo rimandando alla sessione di giugno la definizione delle scelte decisive sul gigantesco piano di riarmo, tramite indebitamento, avanzato dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.
Per quel periodo si prevede che sarà definito l’accordo sull’Ucraina da parte della trattativa diretta tra Putin e Trump, mentre sarà determinante il vertice della Nato previsto dal 24 al 25 giugno con la definizione dell’asticella della spesa militare richiesta a ciascun Paese aderente da parte degli Usa.
«Il Consiglio europeo – è scritto nelle conclusioni della giornata del 20 marzo 2025 – deplora la rottura del cessate il fuoco a Gaza, che ha causato un numero elevato di vittime civili nei recenti attacchi aerei».
Nel documento, inoltre, «si deplora il rifiuto di Hamas di consegnare i rimanenti ostaggi» mentre «rammenta l’importanza di un accesso senza ostacoli e di una distribuzione continua dell’assistenza umanitaria su vasta scala e in tutta Gaza. Detto accesso e detta distribuzione, così come la fornitura di energia elettrica a Gaza, anche per gli impianti di desalinizzazione dell’acqua, devono essere ripristinati immediatamente».

Colpisce in tale presa di posizione l’assenza di ogni riferimento esplicito al governo Netanyahu che ha deciso di riprendere a bombardare provocando finora 506 morti tra i quali almeno 200 bambini. La mancanza dell’accesso all’acqua da parte della popolazione è un grave crimine come denunciano invano le organizzazioni umanitarie presenti sul posto.
«Dall’inizio di marzo, in coincidenza con l’inizio del Ramadan, Israele ha posto Gaza sotto un assedio totale impendendo l’ingresso di cibo, carburante e qualsiasi aiuto umanitario – ha affermato il 18 marzo 2025 Paolo Pezzati di Oxfam –. Una settimana fa ha anche tagliato l’elettricità che manteneva in funzione l’unico impianto di desalinizzazione dell’acqua ancora operativo a Gaza, vitale per mezzo milione di persone. In questo momento il sistema sanitario, già al collasso, non riesce a soccorrere le vittime degli attacchi, mentre gli ospedali stanno finendo le scorte di medicinali e attrezzature».
Sembra che nessuno riesca a fermare Netanyahu, non lo ha fatto Biden, ma questa nuova determinazione si spiega con il sostegno esplicito da parte di Trump, con il quale esiste una grande consonanza politica e non solo.

Mentre da una parte si sostiene di promuovere la pace attraverso la forza, i Paesi Ue si sono mostrati molto timidi anche davanti alla pretesa del presidente Usa di deportare la devastata popolazione palestinese da Gaza per fare spazio a mirabolanti piani edilizi su un territorio pieno di ordigni bellici e corpi sepolti dalle macerie.
Secondo Anna Foa, la logica di affidare le proprie ragioni alla violenza estrema conduce, come recita il titolo del suo libro, al “Suicidio di Israele“. Altri componenti delle comunità ebraiche in Italia non hanno timore a prendere posizione, come il Laboratorio Ebraico Antirazzista, formato da giovani ebree ed ebrei italiani, che «esprime angoscia e orrore per la situazione in Palestina e Israele». Afferma che «la comunità internazionale è complice delle ripetute violazioni del diritto internazionale da parte di Israele e della distruzione fisica e morale di tutte le comunità che vivono nella regione. Chi è sul campo ha bisogno dell’aiuto e della pressione di tutti gli attori coinvolti per fare spazio a una soluzione politica che comporti la fine dell’occupazione e la dignità per tutti i popoli. Non c’è altra via d’uscita».
Mentre si consuma a Gaza una carneficina che lascia sgomenti, in Italia si è aperta una forte polemica sull’idea stessa di Europa facendo emergere una spaccatura già evidente nei riferimenti culturali di destra e sinistra, con il merito di suscitare attenzione al Manifesto di Ventotene che pochi conoscono.
Appare chiaro, nell’area della maggioranza governativa, la volontà di indicare una visione dell’Europa non attingendo a pose nostalgiche del ventennio, ma al realismo politico degasperiano arruolando, così, lo statista trentino tra i punti di riferimento del pensiero conservatore, da contrapporre all’ideologia degli estensori del documento di Ventotene. La stessa von der Leyen ha collegato il suo ReArm Eu alla proposta di De Gasperi del 1954. Un’operazione che merita approfondimento, non tralasciando il fatto che anche molti seguaci di Spinelli e compagni sono tra i promotori delle politiche di riarmo.
Il riferimento alle radici ideali dell’Europa non può sfuggire al richiamo di ciò che accade a Gaza. L’autorità morale di un continente di pace non si regge senza il rispetto dei diritti umani basilari in qualunque parte del mondo. Altrimenti non si può negare la discriminazione evidente verso morti e vittime che non fanno notizia, come si può notare dalla priorità data dai maggiori media.
La questione chiama in causa concretamente, in Italia, lo stato dei rapporti industriali e militari con il governo israeliano. Una questione da approfondire senza caccia alle streghe e senza far venir meno i sani rapporti culturali esistenti tra le università dei due Paesi. Ma sono note, ad esempio, le esercitazioni aeree comuni come quella del 2021 in Puglia tra Usa, Italia, Israele e Regno Unito per testate i caccia bombardieri F35 della Lochkheed Martin.
Forse si comprenderanno meglio le radici dell’albero europeo dai frutti che arriveranno dalle scelte necessarie davanti ad una tragedia che non possiamo rimuovere dai nostri occhi.