L’Europa invecchia

Nuove statistiche di Eurostat sulla demografia europea mostrano le dinamiche e la diversità dell'Unione europea, con l'età media che aumenta.

L’Unione europea (UE) diventa sempre più vecchia. È possibile considerare questo il fulcro delle nuove statistiche di Eurostat sulla demografia in Europa, che permetteranno una maggiore consapevolezza dei principali dati che stanno alla base delle iniziative della Commissione europea relative all’impatto dei cambiamenti demografici in Europa, compresi gli effetti dell’invecchiamento della popolazione e la visione a lungo termine per le zone rurali. L’Italia rientra spesso, purtroppo, nelle dinamiche negative di queste statistiche.

In breve, nel periodo dal 2001 al 2020 la popolazione dell’UE (UE27) è aumentata da 429 milioni a 447 milioni, con una crescita del 4%. Diciassette Stati membri hanno registrato aumenti della loro popolazione durante questo periodo, mentre i restanti dieci hanno registrato diminuzioni. La popolazione dell’UE sta invecchiando e uno dei motivi è l’aumento dell’aspettativa di vita: la popolazione vive sempre più a lungo. La quota di ultraottantenni è quasi raddoppiata tra il 2001 e il 2020, mentre si assiste ad un calo dei giovani sotto i 20 anni e un numero di morti in aumento. Comunque, si registra un aumento dell’aspettativa di vita di 3,7 anni tra il 2002 e il 2019. Il numero di figli per donna in aumento, ma non dappertutto, mentre il numero di matrimoni è in calo ovunque.

Dubravka Šuica, Vicepresidente della Commissione europea con delega alla Democrazia e alla demografia, ritiene che i dati presentati da Eurostat «ci aiuteranno ad analizzare le ragioni alla base delle molteplici tendenze demografiche dell’Unione europea. Questa pubblicazione rappresenta un altro elemento fondamentale per i nostri studi demografici; conferma che la demografia è un catalizzatore dello sviluppo e della riuscita delle nostre politiche».

Il 1° gennaio 2021, nell’UE vivevano 447,0 milioni di persone. Lo Stato membro più popoloso dell’UE era la Germania (83,2 milioni, 1 % del totale UE), seguita da Francia (67,4 milioni, 15 %), Italia (59,3 milioni, 13 %), Spagna (47,4 milioni, 11 %) e Polonia (37,8 milioni, 9 %). In totale, questi cinque Stati membri rappresentavano i due terzi della popolazione dell’UE. All’estremo opposto, gli Stati membri meno popolosi dell’UE sono Malta (500mila persone, corrispondenti allo 0,1% del totale dell’UE), Lussemburgo (600mila, 0,1%) e Cipro (900mila, 0,2%).

Tra il 1° gennaio 2020 e il 1° gennaio 2021, invece, la popolazione dell’UE è diminuita di 312 mila persone: in termini assoluti la diminuzione più elevata si è osservata in Italia (-384mila, corrispondenti al -0,6% della sua popolazione) seguita da Romania (-143 mila, -0,7 %) e Polonia (-118 mila, -0,3 %). Nel complesso, nove paesi hanno mostrato diminuzioni della loro popolazione durante l’ultimo anno, mentre i restanti diciotto hanno registrato aumenti. La Francia ha registrato l’incremento maggiore (+119 mila, +0,2 %).

Il 1° gennaio 2020 nell’UE c’erano 219 milioni di uomini e 229 milioni di donne. Ciò corrisponde a un rapporto di 104,7 donne per 100 uomini, il che significa che c’erano il 4,7% in più di donne rispetto agli uomini. C’erano più donne che uomini in tutti gli Stati membri, ad eccezione di Malta, Lussemburgo, Svezia e Slovenia.

La popolazione nell’UE sta invecchiando e questo può essere visto attraverso una serie di diversi indicatori statistici: l’evoluzione della quota della popolazione anziana, l’indice di dipendenza degli anziani e l’età media per fornire alcuni esempi. Guardando innanzitutto all’evoluzione della quota degli anziani nella popolazione: nel 2020 il 21% della popolazione aveva 65 anni e più, rispetto al 16% del 2001, con un aumento di 5 punti percentuali. Guardando più specificamente al gruppo di 80 anni e più, la loro quota era quasi del 6% nel 2020, mentre era del 3,4% nel 2001, il che significa che la loro quota è quasi raddoppiata durante questo periodo. Considerando la quota di persone di età pari o superiore a 65 anni sulla popolazione totale, Italia (23 %), Grecia, Finlandia, Portogallo, Germania e Bulgaria (22 %) hanno registrato le quote più elevate, mentre Irlanda (14 %) e Lussemburgo (15 %) avevano il valore più basso.

D’altra parte, la quota di giovani (di età compresa tra 0 e 19 anni) nell’UE è stata del 20 % nel 2020, con un calo di 3 punti rispetto al 23 % nel 2001. Per quanto riguarda i giovani, le quote più elevate di persone al di sotto dei 20 anni nella popolazione totale sono state osservate in Irlanda (27 %), Francia (24 %) e Svezia (23 %), mentre le quote più basse sono state registrate a Malta, Italia e Germania (18%).

Per quanto riguarda i bambini e gli adolescenti, la loro quota nella popolazione dell’UE è diminuita negli ultimi due decenni. Nel 2020, il 15% della popolazione aveva un’età inferiore a 14 anni, rispetto al 17% del 2001, con una diminuzione di 2 punti percentuali (p.p.). Per le persone di età compresa tra 15 e 19 anni, la loro quota era del 5% della popolazione dell’UE nel 2020, rispetto al 6% nel 2001, con una diminuzione di 1 punto percentuale. Nel 2020, la quota di bambini di età inferiore a 14 anni era più alta in Irlanda (20 %), Francia e Svezia (entrambe 18 %), e più bassa in Italia e Malta (entrambe 13 %).

Nel corso degli anni, il numero delle nascite nell’UE è diminuito a un ritmo relativamente costante. Dal 2001, dove sono stati registrati 4,4 milioni di nascite nell’UE, si è potuto osservare un modesto rimbalzo con un massimo di 4,7 milioni di bambini nati nell’UE nel 2008, a sua volta seguito da ulteriori riduzioni annuali fino al 2020 (4,0 milioni di nascite). Il Portogallo e l’Italia hanno registrato tra il 2001 e il 2020 diminuzioni del 25 % del numero delle nascite, mentre d’altro canto è stato possibile osservare aumenti superiori al 20 % in Svezia, Cechia e Cipro.

Nello stesso periodo, il numero di decessi è aumentato: ci sono stati 4,2 milioni di decessi nell’UE nel 2001 e 5,2 milioni nel 2020, quest’ultimo che riflette l’impatto della pandemia di COVID-19 e rappresenta il numero più alto osservato negli ultimi cinque decenni. Malta, Spagna, Italia, Cipro e Polonia hanno registrato aumenti del numero di decessi di oltre il 30% tra il 2001 e il 2020. Confrontando il 1° gennaio 2020 con il 1° gennaio 2021, si è registrato un aumento di 534 mila morti nell’UE (+11 %), da 4,7 milioni a 5,2 milioni, riflettendo l’impatto della pandemia di COVID-19. Il numero di decessi è aumentato in tutti gli Stati membri durante questo periodo, con i maggiori in Italia (111,7 mila, +18 %), Spagna (75,5 mila, +18%) e Polonia (67,6 mila, +17 %).

Nonostante il numero assoluto delle nascite stia diminuendo nell’UE, il numero delle nascite per donna è aumentato nel periodo dal 2001 al 2019, passando da 1,43 nati vivi per donna nel 2001 a 1,57 nel periodo dal 2008 al 2010, per poi diminuire leggermente a 1,51 nel 2013, prima di un modesto rimbalzo fino a 1,57 nel 2016 per raggiungere 1,53 nel 2019. Tra gli Stati membri, la Francia (1,86 nascituri per donna) ha il più alto tasso di fertilità, seguita a distanza da Romania (1,77), Cechia, Irlanda e Svezia (tutte 1,71). I tassi più bassi sono stati riscontrati a Malta (1,14), Spagna (1,23) e Italia (1,27).

L’aspettativa di vita alla nascita è aumentata rapidamente nel corso dell’ultimo secolo a causa di una serie di fattori, tra cui la riduzione della mortalità infantile, l’aumento del tenore di vita, il miglioramento degli stili di vita e una migliore istruzione, nonché i progressi nell’assistenza sanitaria e nella medicina. Nel 2020, l’aspettativa di vita più alta alla nascita è stata stimata a Malta (82,6 anni), Spagna, Italia e Svezia (82,4).

Il numero di matrimoni è variato nel periodo dal 2001 al 2019 nell’UE. Dal 2001 al 2006, ci sono stati da 4,8 a 4,9 matrimoni ogni 1000 persone. Questo è aumentato fino a raggiungere un picco di 5,0 matrimoni per 1000 persone nel 2007. Successivamente, il tasso è diminuito continuamente fino al 2013, quando ha raggiunto il livello più basso durante questo periodo: 4,1 matrimoni per 1000 persone. Da allora il tasso è aumentato di nuovo fino a raggiungere il 4,5 per 1.000 persone nel 2018. Tuttavia, nel 2019, c’è stata nuovamente una diminuzione a 4,3 matrimoni per 1.000 persone. Nel 2019, i tassi di matrimonio più alti sono stati osservati a Cipro (8,9 matrimoni ogni 1000 persone), Lituania (7,0), Lettonia e Ungheria (entrambi 6,7) e i più bassi in Italia (3,1), Portogallo e Slovenia (entrambi 3,2).

Guardando al periodo dal 2001 al 2019, il tasso di divorzio, ovvero il numero di divorzi per 1 000 persone, nell’UE ha oscillato. Nel 2001 si sono verificati 1,7 divorzi ogni 1000 persone. Questo tasso è aumentato fino a raggiungere un picco di 2,1 nel 2006. Successivamente, il tasso è diminuito ed è rimasto a 1,8 e 1,9. Nel 2019, il tasso era di 1,8 per 1000 persone. Confrontando il 2001 e l’ultimo anno disponibile (2019 nella maggior parte degli Stati membri), il tasso di divorzio è aumentato in quattordici Stati membri ed è diminuito o è rimasto stabile nei restanti tredici.

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