L’Europa e il gas russo
Due anni fa, quando scoppiò la guerra in Ucraina, in Europa ci si pose il problema della dipendenza dal gas russo. Se la Russia minaccia di chiudere i rubinetti, come facciamo a riscaldare le case, gli uffici, le scuole, gli ospedali? E a cucinare? Ma soprattutto se acquistiamo gas dalla Russia, stiamo finanziando la sua operazione bellica contro l’Ucraina.
Si è iniziato quindi a intraprendere un piano B per l’energia, per essere sempre meno dipendenti dal gas di Putin e accelerare sulle nuove fonti rinnovabili.
Oggi, dopo aver superato il secondo inverno dall’inizio della guerra, l’Unione Europea può dirsi soddisfatta per aver trascorso questo periodo “senza carenze energetiche” e senza tagli alle forniture, con gli stoccaggi pieni al 58% della capacità e con i prezzi costantemente sotto dei 30 euro per megawattora.
«L’Europa sta uscendo dal secondo inverno dall’invasione illegale dell’Ucraina da parte della Russia. Nonostante molti timori, ne siamo usciti più forti di prima, con maggiore sicurezza energetica e solidarietà, e un mix energetico più pulito ‒ afferma Kadri Simson, commissaria europea per l’energia ‒. Il 31 marzo 2024, quando si è conclusa la stagione di riscaldamento invernale, i nostri depositi di gas erano pieni per oltre il 58%. Si tratta del livello più alto mai registrato in questo periodo dell’anno.
Questi elevati livelli di stoccaggio sono il risultato della nostra riuscita diversificazione delle forniture energetiche, degli sforzi dei cittadini e delle imprese per ridurre la domanda di gas e dei nostri investimenti nelle energie rinnovabili – i tre pilastri del nostro Piano REPowerEU.
L’elevato livello di stoccaggio del gas in Europa significa che i mercati sono sempre più stabili, i prezzi sono tornati ai livelli prebellici e l’Europa può iniziare a rifornirsi con fiducia per la stagione di riscaldamento del prossimo inverno.
Anche se possiamo essere orgogliosi di come l’Ue ha gestito finora la crisi energetica, non c’è spazio per l’autocompiacimento. Dobbiamo continuare a sostenere i nostri cittadini, l’industria e i nostri amici ucraini. Garantire la sicurezza energetica e la competitività dell’Europa, abbassare i prezzi e portare avanti la transizione verso l’energia pulita rimangono una priorità assoluta».
Dal 2022 ad oggi
In risposta all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la Commissione europea nel 2022 aveva proposto il piano REPowerEU. Sono seguite diverse misure legislative di emergenza nel settore energetico, che sono state attuate insieme agli Stati membri, cittadini e industria e partner internazionali affidabili. La quota delle importazioni di gas russo in Europa è scesa dal 45% nel 2021 al 24% nel 2022, e ulteriormente al 15% nel 2023. Con la tendenza di continuare sempre al ribasso.
Gli europei hanno ridotto la loro domanda di gas di quasi il 20%. L’aumento della quota di energie rinnovabili nel mix energetico ha permesso di sostituire l’equivalente di 24 miliardi di metri cubi di gas russo nel 2022 e nel 2023. E le emissioni del settore energetico sono diminuite del 24% nel 2023, mentre l’economia ha continuato a crescere.
«Tra le misure proposte dalla Commissione c’era l’obiettivo per gli Stati membri di riempire i depositi di gas al 90% della capacità entro il 1° novembre di ogni anno – ribadisce la Commissaria Europea per l’energia Kadri Simson ‒. Con gli stoccaggi di gas dell’Ue pieni per oltre il 58% il 1° aprile, entriamo ora nella stagione dell’iniezione con il livello di stoccaggio più alto mai registrato. Gli operatori europei hanno inoltre stoccato 2 miliardi di metri cubi (miliardi di metri cubi) di gas nei depositi ucraini, fornendo ulteriore sicurezza per l’Europa e supportando i nostri partner. Questo elevato livello di stoccaggio del gas mette l’Ue sulla buona strada per raggiungere l’obiettivo del 90% il 1° novembre 2024 e per entrare ben preparata nell’inverno 2024/2025. Ciò allenterà anche la pressione sui prezzi del gas durante la stagione di riempimento dello stoccaggio».
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