L’Europa di Juncker
Ogni anno, a settembre, il presidente della Commissione europea tiene il discorso sullo stato dell’Unione di fronte al Parlamento europeo, nel quale vengono analizzati i risultati raggiunti nell’anno precedente ed esposte le priorità dell’Unione europea (Ue) per l’anno seguente. Jean-Claude Juncker ha ammesso che l’Ue sta vivendo una crisi esistenziale, caratterizzata da una carenza di fiducia tra i suoi Stati membri, che sono ormai disposti a collaborare in pochi settori.
Infatti, i leader nazionali sono spesso concentrati sui rispettivi problemi interni, mentre i rappresentanti delle istituzioni dell’Ue definiscono priorità diverse, talvolta addirittura in contrasto, con i governi e i Parlamenti nazionali. Juncker riconosce che il continente europeo è sì afflitto da numerosi problemi, come gli elevati livelli di disoccupazione e di disuguaglianza sociale, la massa ingente di debito pubblico, la sfida dell’integrazione dei rifugiati o le minacce alla nostra sicurezza interna ed esterna ma anche che, proprio per far fronte a tutto questo, è necessario esercitare una forte leadership politica per governare questi fenomeni.
Juncker ritiene che i prossimi 12 mesi siano cruciali «per dare vita a un’Europa migliore: un’Europa che protegge, un’Europa che preserva il modo di vivere europeo, un’Europa che dà forza ai cittadini, un’Europa che difende, sia al proprio interno che all’esterno, e un’Europa che si assume responsabilità». Modo di vivere europeo significa innanzitutto pace, quella che l’Europa sta vivendo sul suo territorio dalla fine della II guerra mondiale, proprio grazie alla creazione delle Comunità europee negli anni ’50, costruite attorno ai valori della libertà, della democrazia e dello stato di diritto, al valore della vita umana e la contrarietà alla pena di morte, alla lotta contro la discriminazione e il razzismo, alla libera circolazione dei lavoratori, delle merci e dei capitali, alla protezione dei propri dati personali, all’indipendenza e al buon funzionamento dei sistemi giudiziari. Tutto questo contribuisce a rendere l’Ue un’economia sociale di mercato, dove vige, o dovrebbe vigere, la parità di trattamento tra i suoi cittadini, dove i lavoratori dovrebbero ricevere la stessa retribuzione per lo stesso lavoro svolto nello stesso luogo, dove è tutelata la concorrenza, dove i consumatori sono protetti da accordi illegittimi e da abusi da parte delle grandi imprese che, grandi o piccole che siano, dovrebbero pagare le tasse dove gli utili vengono realizzati.
L’Ue «non solo deve preservare il nostro modo di vivere ma deve anche dare forza a chi nell’Unione vive», ai cittadini e agli operatori economici. Elemento cardine è quello digitale e, dunque, è fondamentale poter godere di un accesso a Internet ad alta velocità, sia per ragioni economiche che sociali. Per questo la Commissione europea propone una riforma dei mercati europei delle telecomunicazioni, per creare un nuovo quadro giuridico che attragga e permetta investimenti nella connettività che, solo grazie a nuove reti e servizi, potrebbe permettere la creazione di almeno 1,3 milioni di nuovi posti di lavoro nei prossimi 10 anni. Quindi, la proposta della Commissione europea mira a introdurre entro il 2025 in tutta Europa il 5G, la quinta generazione di sistemi di comunicazione mobile, che si stima comporterebbe la creazione di 2 milioni di nuovi posti di lavoro. Al contempo, la Commissione europea propone di dotare entro il 2020 ogni Paese e città europei di un accesso gratuito a Internet senza fili nei principali punti di aggregazione pubblica sul territorio.
L’Ue significa anche solidarietà e tolleranza. La Commissione Europea vuole quindi istituire un corpo europeo di solidarietà che, entro il 2020, permetta a 100 mila giovani europei di offrire il proprio aiuto laddove è più necessario per reagire alle situazioni di crisi, come la crisi dei rifugiati o il recente terremoto in Italia. Proprio la crisi dei rifugiati mette a rischio la tradizione di tolleranza che contraddistingue l’Ue che, d’altronde, non può accettare rischi alla propria sicurezza e che, per questo, mette in campo la nuova guardia costiera e di frontiera europea, il nuovo sistema europeo di informazione per i viaggi e propone il rafforzamento di Europol, favorendo lo scambio di informazioni e di intelligence.
Per quanto riguarda le dinamiche globali, oltre al tradizionale ruolo di “soft power” dell’Ue, Juncker riconosce la necessità di sviluppare ulteriormente la politica di difesa dell’Ue, proponendo anche l’attivazione di un fondo europeo per la difesa entro la fine dell’anno. Infine, la Commissione europea lancia un piano di investimenti per l’Africa e il vicinato europeo che utilizzando fondi pubblici come garanzia per attirare investimenti pubblici e privati, mira alla creazione di nuovi posti di lavoro.
Dal discorso di Juncker emerge soprattutto la necessità di avere una visione chiara dell’Europa che vogliamo costruire nel lungo periodo. La Commissione europea intende offrire il suo contributo a delineare questa visione del futuro dell’Ue in un Libro bianco che verrà diffuso nel marzo 2017, quando celebreremo anche il 60° anniversario della firma dei trattati di Roma, con i quali nascono la Comunità economica europea (Cee) e la Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) che, assieme alla precedente Comunità europea del carbone e dell'acciaio (Ceca), danno inizio al processo di integrazione europea.