L’Europa dello Spirito
A conclusione dei sette giorni dedicati all'unità dei cristiani un quadro delle tante iniziative svolte
Notizie passate inosservate. Eppure nella settimana che si sta concludendo, i cristiani di mezz’ Europa si sono ritrovati sotto il comune intento di invocare lo Spirito di unità e fraternità tra le Chiese per essere testimoni di speranza in questo continente che stenta ad uscire da una crisi profonda.
Alla conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, viaggiando tra le numerose iniziative messe in atto dalle Chiese di tutto il continente, sembra davvero essere di fronte all’altra faccia dell’Europa. Quella che scorre silenziosa dietro gli sforzi compiuti dai governi nazionali per abbassare i tassi dello spread o i summit dei ministri economici per trovare un’intesa sul testo del nuovo fondo salva-Stati permanente. È l’Europa dello Spirito. Sì, quando le Chiese si incontrano e si riconoscono sorelle tra loro e dell’umanità, fanno emergere il volto più autentico del progetto europeo.
In questo senso, la Settimana di preghiera offre una opportunità: «È un segno prezioso di unione ecumenica» dice mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca (Dbk). Ed aggiunge: «Quando i cristiani di diverse Chiese e comunità si riuniscono nelle celebrazioni e nella preghiera, diventa chiaro quanto siamo già vicini». Dello stesso parere è Nikolaus Schneider, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd) che afferma:
«La preghiera è la lingua elementare della cristianità e costituisce inoltre una importante caratteristica che rende uniche le Chiese rispetto ai partiti e alle altre organizzazioni».
Parigi, Marsiglia, Metz, Rennes. La Francia è stata percorsa da una varietà di iniziative che hanno visto protagoniste tutte le Chiese cristiane presenti sul territorio. Celebrazioni ecumeniche e veglie di preghiera ospitate nelle cattedrali ortodosse, animate addirittura dai bambini, altre dai giovani in collaborazione con la comunità ecumenica di Taizé. E a Lilles, per sensibilizzare i cristiani alla causa dell’ecumenismo, la Chiese hanno promosso un “Festival dell’unità” con un programma fitto di appuntamenti: incontri di musica e arte sacra, scambi di testimonianza, momenti di adorazione.
A Bucarest, la Settimana si è aperta con una celebrazione ecumenica nella cattedrale romano-cattolica di San Giuseppe, presieduta dall’arcivescovo cattolico mons. Ioan Robu e alla presenza dei rappresentanti delle Chiese greco-cattolica romena, evangelica luterana, riformata calvinista, anglicana, ortodossa romena e armena in Romania. «Io credo che Cristo è presente qui in mezzo a noi, in questa assemblea», ha detto nella sua omelia l’archimandrita armeno Datev Hagopian invitando tutti alla preghiera comune «in spirito di verità e umiltà». In Polonia, alla vigilia della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, il presidente del Consiglio ecumenico della Conferenza episcopale polacca, mons. Krzysztof Nitkiewicz, ha annunciato la preparazione di un documento comune delle Chiese aderenti al Consiglio ecumenico polacco e della Chiesa cattolica sull’importanza della domenica.
In Inghilterra invece le Chiese cristiane sono passate all’azione comune e lo hanno fatto per la causa della pace e dei cristiani in Medio Oriente. Il 18 gennaio, l’arcivescovo cattolico di Liverpool, mons. Patrick Kelly, l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e il moderatore dell’Assemblea Generale della Chiesa di Scozia, David Arnott, hanno incontrato il presidente dell’autorità palestinese, Mahmoud Abbas. A nome di tutti l’arcivescovo anglicano Williams ha ribadito la speranza per «una pace giusta e duratura in Terra Santa affinché i giovani israeliani e palestinesi non siano delusi nelle loro attese di giustizia e di stabilità».
Dialogo in stallo? Chiese sempre più lontane? Inverno ecumenico? Sicuramente la situazione del dialogo è complessa. Ma forse la difficoltà mette i cristiani di fronte alla realtà che il progetto di una Chiesa una è nel cuore e nei tempi di Dio. «L’unità visibile di tutti i cristiani – ha detto domenica all’Angelus Benedetto XVI – è sempre opera che viene dall’alto, da Dio, opera che chiede l’umiltà di riconoscere la nostra debolezza e di accogliere il dono. Però, per usare un’espressione che ripeteva spesso il beato Papa Giovanni Paolo II, ogni dono diventa anche impegno. L’unità che viene da Dio esige dunque il nostro quotidiano impegno di aprirci gli uni agli altri nella carità».
La Settimana si concluderà domani nella Basilica di San Paolo fuori le mura dove il papa insieme ai rappresentanti delle Chiese e comunità cristiani celebreranno solennemente i Vespri. Ma c’è un appuntamento che sebbene silenzioso, è motivo di speranza per l’Europa. È l’incontro del Comitato congiunto dei due organismi europei che riuniscono tutte le Chiese cristiane d’Europa: il Ccee e la Kek. L’incontro si apre giovedì 26 a Ginevra. Si svolge dunque all’indomani della Settimana di preghiera per l’unità e può contare quindi di tutto il sostegno spirituale dei cristiani europei: affrontano un tema importante, attuale, vitale: le “Nuove sfide per la testimonianza delle Chiese in Europa”.
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