L’Europa della reciprocità
L’Europa, lo affermava Andrea Riccardi avvicinandosi alla data dell’8 maggio, è un continente di piazze. E, aggiungiamo noi, di incroci. Le nostre città sono luoghi di socialità e di socializzazione. Anche Stoccarda, pur umida e fredda, non è riuscita a nascondere questo carattere del continente. Distrutta al 90 per cento durante l’ultima guerra, la città è risorta moderna e dinamica, se possibile ancor più ricca di piazze e di luoghi di incontro di quanto non fosse in precedenza. Dalla stazione, la cui torre è ornata dalla stella a tre punte della Mercedes che qui ha casa, parte un’ampia via pedonale, la Königstrasse, nient’altro che una lunga piazza arredata di tavolini da bar, fontane e sculture, dove si discute, si conversa, si conoscono nuovi amici. C’è gente di tutti i colori e di tutte le razze su questo viale, perché le industrie della città attirano migliaia di immigrati, dagli altri paesi europei e da quelli limitrofi: soprattutto da quegli stati che, appena pochi giorni fa, sono entrati a farne parte integrante. Senza grandi problemi di convivenza, a testimonianza della capacità di assorbire le tensioni, propria dell’Europa. 163 piazze Una grandissima e popolata piazza è diventata anche la Hanns-Martin- Schleyer-Halle, un velodromo coperto che più volte ha ospitato l’entusiasmo dei mondiali di ciclismo su pista. Oggi muta vocazione, divenendo centro dell’Europa, in collegamento via satellite con altre 163 piazze europee, e 36 in giro per il mondo. Senza dubbio, diventa per alcuni giorni la capitale dell’Europa dello spirito. Differenze se ne notano assai, osservando attentamente il pubblico, composto e festoso. Differenze che qui vengono vissute come reciproci arricchimenti. Quella dei cristiani, innanzitutto: il fervore degli evangelici, la sete di Spirito propria degli ortodossi, la misura degli anglicani, l’apostolicità dei cattolici… E poi tutti i 25 paesi dell’Ue sono rappresentati, così come i paesi limitrofi, dalla Russia all’Ucraina, dalla Romania alla Turchia, a quelli del Maghreb. Risalta pure la grande differenza tra la gente del Nord e quella del Sud, nei gesti, nella carnagione e nel tono della voce… La platea, poi, è composta da giovani, adulti ed anziani, come testimonia un semplice sguardo dalle gradinate al colore delle capigliature. Se vogliamo, anche la differenza tra laici e chierici è evidente. E che dire delle variabili a volte stupefacenti che si riscontrano tra aderenti all’uno o all’altro movimento? Anche queste diventano reciproci doni: l’intensità nella preghiera dei carismatici, il raccoglimento di chi è vicino a Schönstatt, la dinamicità dei membri di Sant’Egidio e la fattività dei focolarini… Il più delle volte – nota un collega tedesco -, la differenza che risalta maggiormente non è certo quella immaginata: spesso i cattolici tedeschi appaiono più vicini ai loro connazionali evangelici che non ai cattolici italiani. I giovani, con tutta evidenza, fanno comunella tra di loro con estrema facilità, al di là della lingua e della nazione, spesso molto di più di quanto non riescano a legare con i loro concittadini più anziani. Altre volte ancora, un gruppo scopre che la virtù che ama è vissuta nel concreto anche da altri gruppi e movimenti. Una valenza multipla Non si può dire, allora, che la valenza di Insieme per l’Europa sia solo religiosa. Lo è, certamente; ma è anche qualcosa di più. È una valenza piuttosto culturale, nel senso più globale del termine. Così è riduttivo parlare di un incontro soltanto interno alla chiesa, perché è di più. È un incontro di uomini e donne, di cittadini d’Europa, di imprenditori e politici, di madri di famiglia e di preti e pastori; è un incontro di popolo: È il popolo di Dio, afferma Ulrich Parzany, evangelico, uno dei leader della giornata. Popoli-di-un-popolo, insomma. Dare un’anima all’Europa, infatti, non è solo un affare di uomini di chiesa, ma di gente che diffonde la cultura della pace e della fraternità.