L’Eucaristia e la via pulchritudinis

Il saggio si propone di mettere in luce alcune sfumature del rapporto tra l’Eucaristia e la bellezza, in una fusione tra il piano speculativo e il piano artistico esperienziale, che è l’humus da cui nasce la riflessione teologica, filosofica ed estetica dell’autrice. Partendo dagli aspetti teologici, liturgici e sacramentali, vengono accolti alcuni impulsi provenienti dal pensiero di Klaus Hemmerle: oltre a profonde intuizioni sull’Eucaristia e all’identificazione del pulchrum con il marianum, viene riletta l’ontologia trinitaria alla luce dell’Eucaristia nella quale, secondo Hemmerle tale ontologia è perfettamente attuata, nel convergere di tutte le linee dell’essere e della realtà finita. Ne consegue la riflessione sull’essere come essere-amore e quindi nella sua dimensione kenotica e di dono. Nel ricercare le “radici” della bellezza si profila la dimensione della “bellezza donata”, cioè la bellezza che non è intesa come capacità o possesso dell’artista, ma come una realtà che è “oltre” l’artista, che è grazia e dono da accogliere con gratitudine e che va donata ulteriormente, nella consapevolezza di un profondo rapporto col Mistero. Il rapporto tra l’Eucaristia e la via pulchritudinis apre l’orizzonte delle dimensioni ontologica, kenotica, mariana, nella luce di alcune intuizioni del 1949 di Chiara Lubich.
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