L’Eucaristia e la comunione coi fratelli
Che l’Eucaristia abbia influito subito sui cristiani nel farli sentire un unico corpo fra loro lo dicono gli Atti degli Apostoli: La moltitudine di coloro che eran venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola e nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro comune (1). E Giovanni Damasceno scrive: [L’Eucaristia] è detta comunione e lo è veramente, perché per essa noi comunichiamo al Cristo… e poi perché per essa comunichiamo e ci uniamo gli uni con gli altri:… diventiamo membra gli uni degli altri, dato che siamo concorporei di Cristo (2). Anche Origene dice che chi partecipa all’Eucaristia deve prendere coscienza di ciò che significa comunione alla chiesa. Infatti, come osserva un suo commentatore, la comunione al corpo di Cristo è comunione al suo pane, ma allo stesso tempo alla sua chiesa. La realtà dell’assemblea eucaristica e di ciascuno dei suoi partecipanti non ha meno valore della realtà del pane eucaristico (3). Alberto Magno sottolinea questa realtà in vari brani: Come il pane, la materia di questo sacramento, è fatto uno da molti chicchi i quali si comunicano tutto il loro contenuto e l’un l’altro si compenetrano, così il vero corpo di Cristo è fatto di molte gocce di sangue della nostra natura… tra di loro mescolate, e così molti fedeli…, uniti nell’affetto e comunicanti con Cristo-Capo, misticamente costituiscono l’unico corpo di Cristo… e perciò questo sacramento ci fa fare la comunione di tutti i nostri beni temporali e spirituali (4). …Nelle specie di questo sacramento viene significata la comunione, che vuol dire l’unione di molti nell’uno, cioè nel pane e nel vino; perché il pane viene preparato da molti chicchi e il vino da molti acini… (5). Per il fatto stesso che [Cristo] unisce tutti a sé, li unisce vicendevolmente; perché, se più cose sono unite ad una terza, sono unite anche fra loro (6). Alberto Magno dice ancora che il vero corpo di Cristo è la causa dell’unità del corpo mistico e che l’effetto speciale dell’Eucaristia è la grazia dell’incorporazione, la quale è il massimo dell’unione (7). Il Santo Padre Paolo VI (…) ha delle espressioni incomparabili sull’Eucaristia. Ne cito una soltanto: …l’Eucaristia… è istituita perché diventiamo fratelli;… perché da estranei, dispersi e indifferenti gli uni agli altri, noi diventiamo uniti, eguali ed amici; è a noi data perché, da massa apatica, egoista, gente fra sé divisa e avversaria, noi diventiamo un popolo, un vero popolo, credente ed amoroso, di un cuore solo e d’un’anima sola (8). (Da Chiara Lubich, Scritti Spirituali /4, Città Nuova Ed., pp. 44-46) (1) Atti, 4,32; (2) Giovanni Damasceno, De fide orth., IV, 13 (PG 94,1154); (3) P. Jacquimont, Origène, in L’Eucharistie chez les premiers chrétiens, Parigi 1976, p. 181: (4) Alberto Magno, In Jo., 6, 64 (B. 24,228); (5) Id., De eccles. Hierarch., 3, 2 (B.14, 561); (6) Id., IV Sent.,d. 8, a. 11 (B 29, 206); (7) cfr. Id., De Euch., d. 3, tr. 2, c. 5, n. 5 (B. 38, 300). (8) Insegnamenti di Paolo VI, Poliglotta Vaticana, 1966, III, p. 358.