Lettere dalla Nigeria
Alla vigilia delle elezioni in Nigeria, i due candidati, Muhammadu Buhari, poi vincitore della competizione elettorale, e Goodluck Jonathan, il presidente uscente, hanno fatto un patto, abbracciandosi, per far sì che le votazioni si svolgessero pacificamente.
Il ragazzo che lavora da noi come portiere è partito per la sua città, nel Nord del Paese. Gli appartenenti alla sua tribù si riconoscono subito, perché hanno due tagli sulla faccia. Questi tagli hanno diverse forme, a secondo dell'appartenenza, e servono a riconoscere soprattutto i bambini, in modo che non possano essere rapiti. Molte persone sono andate via dal luogo in cui vivono per recarsi nelle città di residenza per votare, portandosi cibo e taniche di carburante, perché il giorno del voto è proibito viaggiare. Non si sa mai cosa può succedere, una volta che si conoscono i risultati.
Le elezioni sono durate due giorni perché in alcuni Stati le schede elettorali sono arrivate in ritardo. Qui non tutti hanno un documento di riconoscimento, e allora per queste elezioni è stata introdotta una carta d'identità, senza la quale non si poteva votare. Purtroppo, però, i lettori di questa carta non hanno sempre funzionato e in varie località si è dovuto procedere manualmente. Non sono mancate le difficoltà: in qualche seggio sono state rubate le schede, per cui le votazioni sono cominciate in ritardo, ed è stata fatta scoppiare anche una bomba, a scopo intimidatorio, che per fortuna non ha provocato né morti né feriti. L’Inac, comunque, la commissione elettorale della Nigeria che vigila in tutto il Paese sul corretto svolgimento delle elezioni, ha raccolto tutte le segnalazioni delle irregolarità e adotterà i necessari provvedimenti.
Fortunatamente, hanno potuto votare anche i rifugiati nei campi di accoglienza. La gente si è organizzata da sola, in tutti gli Stati, per fare tutto con pace e ordine. Per poter votare, gli elettori sono stati per ore sotto il sole ad aspettare il proprio turno, con una pazienza infinita e la coscienza di fare una cosa importante. Qui la democrazia è davvero una conquista e la sanno apprezzare e sostenere.
Purtroppo però nel Paese c’è tantissima corruzione nell'ambito politico, e tutte le strutture pubbliche soffrono di questa "malattia". E le conseguenze sono visibili a tutti: qualche strada è fatta di terra, piena di buche e in parte coperta di spazzatura. Ai lati della via ci sono molte case, anche di persone benestanti, ma non c'è la carreggiata, come non ci sono fogne né l'elettricità. Come vengono usati allora i soldi pubblici?
Durante le elezioni, abbiamo vissuto in un strano stato di sospensione: non funzionava Internet e non si poteva chiamare all'estero. Siamo tagliati fuori. È stato un caso?
Attorno la vita continuava come sempre, con il mercato dove si vendono le galline vive, che vengono ammazzate e pulite davanti agli acquirenti, con la venditrice che non sa contare e non sa dire quanto costa la frutta che compri. Continua anche per i tanti giovani che, appena finiti gli studi, vorrebbero andar via. Io sono arrivata in Nigeria da due settimane, grazie al Movimento dei Focolari di cui faccio parte. Ho incontrato tante persone e i giovani, soprattutto, mi hanno detto che per loro vivere in Nigeria è difficile, anche se noi stessi e tante persone che conosciamo cerchiamo di aiutare gli altri, raccogliendo abiti da donare a chi non li ha, aiutando i rifugiati. Siamo davvero una famiglia grande…