Lettera aperta al nuovo presidente della Repubblica
Grazie presidente per l’Italia che ci hai voluto consegnare nel tuo discorso inaugurale. Un’Italia unita che ha nella costituzione la sua pietra angolare
Innanzi tutto ci hai posto dinanzi le sfide della crisi: «Ha inferto ferite al tessuto sociale del nostro Paese e ha messo a dura prova la tenuta del suo sistema produttivo. Ha aumentato le ingiustizie, ha generato nuove povertà. Ha prodotto emarginazione e solitudine. Le angosce si annidano in tante famiglie per difficoltà, che sottraggono il futuro alle ragazze e ai ragazzi. Il lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel mezzogiorno, la perdita di occupazione, l’esclusione, le difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali».
Ecco la tua lettura dell’Italia secondo verità, senza massimalismi e senza ignorare la dura fatica della vita di ciascuno. Grazie per aver detto la verità dell’Italia e sull’Italia.
Hai indicato una strada, la strada della conferma del patto costituzionale «che mantiene unito il Paese e che riconosce a tutti i cittadini i diritti fondamentali e pari dignità sociale e impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza». Ecco la fonte e il cuore del tuo ragionamento, nel quale è deposta l’unità del Paese bene prezioso e imprescindibile. L’unità che genera la speranza. Un Paese unito e accogliente, che non si rinchiude in una fortezza, ma che sa aprire alle comunità straniere presenti in Italia e che non vuol e dimenticare gli italiani all’estero.
Un Paese riconciliato, che trae dalle sue risorse spirituali energie di pace di dialogo, di giustizia, di verità, imparando da papa Francesco la forza di questa parola, che umilmente lui ci consegna.
Dunque unità del Paese e costituzione come suo fondamento. Anzi le riforma della costituzione, non nei suoi valori fondamentali e irrinunciabili, ma nelle sue forme di governo, che si devono adeguare ai tempi, appare una condizione per rafforzare lo stesso processo democratico.
Il passaggio sul tuo ruolo di garanzia appare come la chiave di tutto e indica la profondità del nostro lavoro e del nostro impegno per il presente e il futuro.
In modo solenne tu richiami tutti a vivere ogni giorno la costituzione e allora ecco il programma del tuo settennato:
1) garantire il diritto allo studio;
2) riconoscere e rendere effettivo il diritto al lavoro;
3) promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza;
4) amare i nostri tesori ambientali e artistici;
5) ripudiare la guerra e promuovere la pace;
6) garantire i diritti dei malati;
7) concorrere lealmente, alle spese della comunità nazionale;
8) ottenere giustizia in tempi rapidi;
9) fare in modo che le donne non debbano avere paura di violenze e di discriminazioni;
10) rimuovere ogni barriera che limiti i diritti delle persone disabili;
11) sostenere la famiglia ,risorsa della società;
12) garantire l’autonomia e il pluralismo dell’informazione, presidio di democrazia;
13) ricordare la resistenza e il sacrificio di tanti che liberarono settanta anni fa l’Italia dal nazifascismo significa libertà. Libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, sia nella sfera sociale che in quella economica, nella sfera personale e in quella affettiva;
14) garantire la costituzione significa affermare e diffondere un senso forte della legalità. La lotta alla mafia e quella alla corruzione sono priorità assolute.
Caro presidente non ti sei dimenticato dei disabili per fedeltà alla costituzione e per sensibilità umana. Io, che sono disabile, ho colto questo passaggio come un dono straordinario per il futuro del nostro Paese, collocato in questo programma della costituzione, che diventa la stella polare del tuo settennato.
Hai anche indicato i cancri della corruzione e, soprattutto, delle mafia e delle mafie che possono essere sconfitte dalla partecipazioni di moltitudini di persone oneste, che tengono in piedi l’intero nostro Paese.
Poi i grandi temi internazionali, le tragedie del terrorismo e delle guerre, dell’odio e delle intolleranze. La memoria di Stefano rinvia alla memoria dei bimbi di Gaza o di Aleppo, di Peshawar o della Nigeria. La mobilitazione culturale, politica e spirituale contro i seminatori di odio, contro colore che armano mani omicide, chiamano tutti alla pace e alla vocazione alla pace.
Questo è il compito che indichi all’Italia e all’ Europa, senza mai dimenticare gli italiani che all’estero operano per la pace, le nostre forze armate nelle missioni Onu, i medici italiani che hanno contribuito a sconfiggere l’Ebola, i due fucilieri ancora non liberati dall’India e i tre sequestrati in terra straniera a partire da padre Paolo Dall’Olio. Sono il volto bello di una Italia solidale con il mondo.
Hai parlato infine dei molteplici volti degli italiani, con la loro storia e la loro vita, ciascuno come una grande risorsa per l’intero Paese, dai ragazzi agli anziani, dai malati alle famiglie, che spesso sopportano pesi indicibili. Insieme reciprocamente non dimenticheremo i volti dei disabili psichici e motori, che sono l’immagine bellissima del nostro Paese.
Grazie presidente. Buon settennato.