Letta e la crisi: l’incontro vince sul conflitto

Prima dal meeting di Rimini e poi da Vienna, il premier ribadisce la necessità di un governo stabile. Il faccia a faccia con Alfano non ha portato novità
Letta

Emergenza uomo. E’ il titolo del tradizionale appuntamento di quest’anno a Rimini. «La cosa più bella e al tempo stesso più drammatica che esista sulla faccia della terra: l’uomo, più precisamente “l’emergenza uomo” – spiega il sito del Meeting www.meetingrimini.org –, l’uomo nel suo bisogno di esistere come realtà unica ed irripetibile».

Emergenza, sì, ma, «come è nella sua storia, il Meeting non vorrà insistere soprattutto sugli aspetti negativi», quanto piuttosto offrire l’occasione «per incontrare e incontrarsi, per verificare che le differenze di cultura e di tradizioni sono solo l’espressione di modalità diverse con le quali ogni uomo, ma anche ogni popolo, ha utilizzato gli incontri che il destino e la storia gli hanno offerto».

Oltre la logica del conflitto. L’intervento di Enrico Letta, domenica scorsa al Meeting, è stato tutto centrato sul tema. «Contro la sovrastruttura e l’ideologia del conflitto permanente, dobbiamo far vincere la logica e la forza fecondatrice dell’incontro. L’incontro vince sul conflitto, sempre», ha detto. Aggiungendo: «C’è chi vuole tener viva la rendita di posizione che consente il conflitto permanente, che copre il merito dei problemi, perché il conflitto scusa tutto e consente tutto».

Per il premier, l’Italia per troppi anni ha avuto una politica che ha finito per essere confinata dentro le categorie amico-nemico mentre «i problemi sono rimasti a lato, irrisolti».

Occorre uscire da questo vicolo cieco, dunque, ricercando un possibile incontro e un dialogo tra le diversità in campo.

Identità sicure e linguaggio della verità. Ma «l’incontro non è l’annullamento della propria identità – ha specificato Letta –, non vuol dire che le differenze e le identità scompaiano. L’incontro fa paura soltanto a chi è incerto della propria identità e dei propri valori. La forza dell’incontro è proprio legata a identità sicure, solide, che non hanno bisogno di parlar male dell’altro per essere convincenti».

Agli italiani va presentata una visione credibile, realizzando passo dopo passo, al tempo giusto, i punti qualificanti di quella visione, con il linguaggio della verità. Un linguaggio – ha proseguito il premier – che richiede il «rendere conto della speranza di un’Italia che vuole uscire dalla crisi».

E ha avvertito: «Nessuno interrompa questo percorso di speranza che abbiamo cominciato. Gli italiani puniranno tutti coloro che anteporranno interessi personali e di parte rispetto all’interesse comune che è quello dell’uscita dalla crisi».

Responsabilità e lungimiranza. Le chiede, da parte di tutti, il presidente del Consiglio nel suo intervento da Vienna, dove ha incontrato il cancelliere austriaco Werner Faymann, definendo “paradossali” gli avvitamenti in “questioni di politica interna” proprio adesso che s’intravvede all’orizzonte “la terra promessa” della ripresa, e ribadendo che l’unica via d’uscita dalla crisi è la stabilità di governo.

Ma le nubi non si diradano. Faccia a faccia Letta-Alfano, ieri a palazzo Chigi. Più di due ore di confronto fra il premier ed il suo vice, sulle ipotesi di “agibilità politica” per Silvio Berlusconi. Le posizioni rimangono ancora distanti. E la fatidica data del 9 settembre incombe.

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