L’Etna dà spettacolo. Il geologo Cassaniti: i residenti si informino sui piani di sicurezza
L’Etna, vulcano della Sicilia, il più attivo della placca euroasiatica, divenuto nel 2013 anche Patrimonio dell’Umanità, non smetterà mai di stupirci. E in questi giorni, malgrado le basse temperature esterne che l’hanno imbiancato, ci ha riservato un grandissimo exploit, con un’intensissima attività esplosiva. Le sue frequenti eruzioni hanno modificato e annerito negli anni il paesaggio circostante, costituendo peraltro anche una minaccia per gli insediamenti abitativi nati alle sue pendici.
Eppure, malgrado le paure, e le nubi che rendono, alle volte, faticoso il respiro e costringono i catanesi a continue ripulite delle loro case e delle strade, gli abitanti continuano ad amare la loro scoppiettante terra. Abbiamo intervistato in proposito un esperto, il geologo Carlo Cassaniti, che da più di vent’anni studia e vive l’Etna.
Cassaniti, abbiamo letto che il vulcano ha dato vita ad una fase “parossistica”. Può spiegarci meglio?
Nel pomeriggio del 16 febbraio 2021, il Cratere di Sud-Est ha prodotto un nuovo episodio eruttivo parossistico che ha dato origine a fenomeni spettacolari. È stato possibile assistere a fontane di lava alte circa 500 m, a colate laviche dirette verso la desertica Valle del Bove, si è inoltre formata una colonna eruttiva di alcuni chilometri di altezza e all’inizio dei fenomeni un crollo parziale del cratere ha generato anche un flusso piroclastico, fenomeno pericoloso e sempre più frequente nelle ultime fasi eruttive del vulcano. Tale fase ha prodotto una ingente ricaduta di cenere e lapilli sui centri abitati del versante meridionale del vulcano, compresa la città di Catania, registrando anche ricadute di cenere nel siracusano, a 60-80 km di distanza dalla cima del vulcano.
Quando accadono tali anomalie termiche all’interno dei crateri, col pericolo d’aggressive emissioni vulcaniche e nubi di cenere, cos’è consigliabile che faccia la popolazione? Le nubi possono essere tossiche?
L’Osservatorio Etneo monitora il vulcano h24 e pertanto il sistema di allertamento di protezione civile è ormai abbastanza consolidato anche per le informazioni che arrivano in tempo reale tramite social network e siti internet istituzionali. Il consiglio che diamo sempre ai cittadini è quello di informarsi sul piano di emergenza comunale e chiedere ai sindaci l’organizzazione delle esercitazioni di protezione civile. Tra le regole comportamentali vi sono anche le indicazioni da seguire per il rischio di caduta di cenere vulcanica, che può rappresentare anche un pericolo per la salute della popolazione, oltre a causare disagi per la circolazione stradale.
La lava che estensioni ha raggiunto?
Le colate laviche si sono riversate nella desertica valle del Bove e il fronte più avanzato ha raggiunto una lunghezza di circa 3 chilometri dal cratere di sud-est.
Cosa si prevede nei prossimi giorni?
Mentre rispondo alle sue domande si è già consumata nella notte una nuova fase parossistica. Ciò conferma che in questa fase il vulcano ha una grande energia che manifesta, fortunatamente, nell’area dei crateri sommitali assicurando, al momento, un rischio molto basso per le popolazioni che vivono sull’Etna.
Da appassionato studioso, come ha vissuto l’eruzione dell’Etna? Come un’incredibile spettacolo o si è anche lei preoccupato della sua violenza?
Nessuna preoccupazione, ma tanto rispetto e ammirazione per uno dei vulcani più attivi al mondo. La conoscenza e il monitoraggio del vulcano ci permettono oggi di seguirne l’evoluzione e quindi avere la consapevolezza del rischio che corriamo vivendo su un vulcano attivo.
Vi sono state invece delle epoche in cui è stata richiesto lo sfollamento delle abitazioni vicine?
Si, ma per fenomeni eruttivi molto diversi da quelli attuali. Ricordo ad esempio nel 1669 l’eruzione dei Monti Rossi (o della Ruina) che, iniziata a circa 800 metri di quota, raggiunse il mare della città di Catania. Furono evacuate diverse comunità a partire dagli abitanti di Nicolosi, che poi ritornarono nel proprio paese ricostruendolo successivamente sui depositi piroclastici prodotti dall’eruzione.
I cittadini continuano ad amare il loro luogo natio e anche l’eruttare del loro vulcano. Come lo spiega? La magnificenza dell’evento naturalistico supera ogni paura?
Noi etnicoli siamo una comunità nata e cresciuta sul vulcano che consideriamo una mamma, “a nostra muntagna”. Vi è poi l’amore per i prodotti della nostra fertile terra e il rispetto per i suoi momenti capricciosi. Restiamo consci d’aver scelto di crescere i nostri figli su un vulcano attivo.
L’amore per l’Etna l’ha portata a fondare, con degli amici, l’associazione culturale “Etnicoli, vivere il vulcano”. Quali le finalità? Lei una guida?
“Etnicoli” nasce circa 10 anni fa da un gruppo di appassionati e studiosi coi quali abbiamo sempre condiviso informazioni ed esperienze dirette sul vulcano. Nel tempo si è formato un movimento culturale di idee con al centro del progetto gli abitanti attuali e del passato che hanno conosciuto l’Etna. Ho spesso accompagnato amici e conoscenti sull’Etna, ma solo per il piacere di vivere il vulcano che studio da ormai più di vent’anni come geologo libero professionista sotto il profilo dei rischi sismico e vulcanico.