L’età dell’innocenza

C'è tempo di Walter Veltroni narra la storia di Stefano (Stefano Fresi) quarantenne precario e infantile che scopre però di avere un fratellastro tredicenne, Giovanni (Giovanni Fuoco), del tutto diverso da lui. La pellicola riesce a farci volare alto tra sogni e speranze legate ad un mondo migliore, a un'Italia migliore.

Lui, Giovanni, ha tredici anni ma ragiona come un adulto. È un ragazzino acculturato, un po’ antipatico. L’altro “lui” è Stefano, adulto sovrappeso, che insegue gli arcobaleni: ha stazza, anima di bambino. I due si incontrano, e non si piacciono. Anche perché si scoprono fratelli e il maggiore, cioè Stefano, deve prendersi cura del minore, rimasto orfano. Accetta a malincuore, ma i soldi gli fanno gola, visto che non ne ha. Vorrebbe spedire il ragazzino in collegio e starsene nel villaggio tra i boschi a fotografare arcobaleni, e a starsene stancamente con la moglie, ormai disincantata da lui e da tutto. Ma lungo la strada – l’Italia in questo road movie nostrano è bellissima – i due incontrano una stravagante cantante, Simona con la figlia adolescente Francesca. Se i ragazzi solidarizzano subito, i due adulti non ci vanno tanto lontani da un possibile amore.

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Così il viaggio, che ha un suo culmine nella calda Emilia tra Parma e Fontanellato, diventa l’occasione di  scoprirsi per quello che  si è. Giovanni pieno di paure e bisognoso di affetto, Stefano con i suoi complessi, la vita dura alle spalle, Simona nella sua incertezza sentimentale e Francesca alla ricerca del primo bacio. In realtà tutti sono alla ricerca di recuperare l’innocenza perduta o che si va perdendo.

È il tema del primo lungometraggio di finzione –  C’è tempo – di Walter Veltroni. L’innocenza vicina al sogno, allo stupore, da non perdere mai nella vita. Il film racconta  tutto questo e molto altro, perché mette tanta carne al fuoco. Con gusto e levità.   Ama la favola, le citazioni cinefile – da Novecento di Bertolucci  ai 400 colpi di Truffaut, da Fellini a Scola …, la fratellanza scoperta con gioia. La gioia come  attimi di leggerezza  è un altro dei sottotesti di un film a tratti esilarante, altre volte commovente, sempre immediato, naturale. La mano del regista, sensibile al mondo dei ragazzi, si avverte nei dialoghi sinceri tra Giovanni e Francesca, tra i due fratelli che finiscono per capirsi  in un viaggio dove una grande città col doppio arcobaleno rappresenta l’innocenza ritrovata.

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Una commedia molto italiana quindi, favolistica e sincera, con un bel cast Stefano Fresi sa far di tutto, è perfetto, gli esordienti Giovanni Fuoco e Francesca Zazza sorprendenti, come Max Tortora, Sergio Pierattini e Simona Molinari.

Ingenuo il film di Veltroni? Troppo citazionista, e magari un po’ autobiografico? Non guasta. Nel rumore del nostro tempo, saper fermarsi ad ascoltare il ragazzino che è in noi è una sfida. Ed un messaggio. Può portare  a scoperte bellissime. Come è successo ai quattro personaggi del film.

 

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