L’esistenza dei nonni
È arrivato il momento di immedesimarci nei vissuti esistenziali dei nonni, intesi come persone alle prese con le problematiche tipiche della vita che passa.
Avere più anni comporta una serie di caratteristiche ben precise: si ha più esperienza, più conoscenza, ma allo stesso tempo si vivono le esperienze fisiche e corporee in modo diverso.
Oggigiorno, purtroppo, si tende a emarginare la saggezza dei nonni ritenendola cultura vecchia e fuori dal tempo. Ne sono una testimonianza i vari talk-show televisivi in cui gli anziani tendono ad essere messi in disparte o, in modo goffo e pacchiano, fingono di assumere atteggiamenti giovanili, pur di essere ascoltati e accettati. Ma in questo modo si imbrogliano le carte e si crea solo confusione.
Oltre alla saggezza tipica di chi ha vissuto più a lungo, quando si parla dei nonni è necessario affrontare il processo di invecchiamento che tende a comparire, anche se in modo unico e personale per ciascuno, in tutte le persone che vivono a lungo.
L’attenzione allora si sposta sul corpo che lentamente si consuma, sull’esistenza che assume sempre più il vero significato e sulla testimonianza più vera che i nonni possono lasciare alle future generazioni, come fiaccola ardente per le cose autentiche della vita e della morte.
Anche se la popolazione italiana è pressoché stabile già da parecchi anni, occorre constatare che questo è avvenuto grazie agli immigrati e alle cure mediche sempre più sofisticate. Un basso tasso di natalità e un incremento della vita degli anziani hanno permesso di mantenere il numero di abitanti di circa sessanta milioni, anche se sempre più anziani e alle prese con i problemi derivati da tutto ciò.
Ma quanti sono i nonni?
Le ricerche condotte in questi anni evidenziano un aumento dei nonni e un diverso modo di essere nonni. In Italia ci sono circa 11 milioni di nonni, che rappresentano una fetta di società sempre più importante. In alcune regioni italiane (Liguria, Sardegna) le persone anziane costituiscono quasi la maggioranza degli abitanti.
Aumentano le persone che hanno nonni viventi e non solo fra i giovanissimi. In ampia misura, quindi, i nonni hanno nipoti post-adolescenti, quindi sono in relazione con nipoti quasi adulti o già adulti.
C’è inoltre, rispetto a una volta, un aumento considerevole dell’autonomia abitativa dei nonni.
Le famiglie si allargano, per effetto della formazione di nuovi nuclei conseguenti a divorzi e nuove unioni, il che si traduce necessariamente in una moltiplicazione dei nonni.
Emergono dunque diversi “livelli” dell’essere nonni. Inoltre, in modo sempre più evidente, i nonni di oggi sono sempre più giovanili rispetto a quelli d’un tempo. La “nonnità” allora assume aspetti variegati a seconda dell’età dei nonni.
Dal nonno baby-sitter, all’anziano bisognoso di aiuto e sostegno, le variabili sono molteplici e le esperienze diversificate. Queste esperienze però hanno in comune il fatto che la vita avanza e le esperienze si moltiplicano così che, insieme alla saggezza tipica dei nonni, convive il bisogno di assistenza della persona che invecchiando si ammala e va incontro al normale processo di decadimento delle funzioni psichiche.
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I nonni sono caratterizzati da una particolare attenzione nei confronti dei nipoti, sostenuta da una capacità di costruire empatia che rende particolarmente felici i piccoli. Tutto questo è reso possibile dal sentimento emotivo dei nonni che, per la prima volta, si sentono a totale disposizione delle piccole generazioni e avvertono un vigore particolare nello stare con loro.
Nelle pagine precedenti ci siamo soffermati a lungo sullo speciale rapporto nonni-nipoti, come prototipo importante per la trasmissione di valori ed esperienze uniche per le piccole generazioni. Ma il tempo passa e l’essere umano è “gettato nel mondo”, come diceva Heiddegger quasi a significare l’inevitabile processo di avvicinamento alla fine del viaggio, che rappresenta un destino comune a tutti.
Tutto ciò non è triste o funesto, ma inevitabile. L’avvicinarsi alla morte viene preparato, in molti nonni, da un processo di invecchiamento fisico e psichico.
Con l’invecchiamento, l’affettività tende a modificarsi sia quantitativamente che qualitativamente.
La disponibilità mostrata verso i nipoti può lentamente trasformarsi proprio a causa del decadimento fisico e neurologico. L’anziano tende a concentrarsi sulla propria condizione personale, sul proprio benessere fisico e sociale, iniziando a disinteressarsi degli altri.
Si nota una tendenza a un egocentrismo che assomiglia a quello infantile, portato a concentrarsi sulle proprie preoccupazioni, anche in modo logorroico e incessante, a scapito dell’interesse verso gli altri. Si nota un concentrarsi incessante sui problemi del presente e del passato, tendente ad essere preponderante sui problemi delle altre persone.
Per molti, inoltre, in una fase dell’età senile può manifestarsi una rapida diminuzione dell’adattamento alla vita sociale, degli interessi nei riguardi delle altre persone e delle capacità di adeguarsi al modo di pensare del prossimo.
Spesso, i più anziani tendono a evitare i rapporti umani cercando di nascondere se stessi agli altri, uscendo dagli schemi usuali di vita, evadendo dalla realtà nella fantasia e considerando i valori non essenziali. I nonni cercano ansiosamente un adattamento ambientale, ma si allontanano sempre più dalla possibilità di raggiungerlo, restringendo i loro interessi e le loro ambizioni aumentando la suscettibilità alle influenze esterne.
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Tutte queste variabili possono avvenire lentamente o bruscamente e in molti sono fonte di vera e propria angoscia.
A questo proposito è importante il tessuto sociale e familiare che può favorire una vera e propria accettazione nell’anziano della propria condizione psicofisica che cambia.
Da NONNI OGGI, se non ci fossero bisognerebbe inventarli di Ezio Aceti (Città Nuova, 2013).