Lesercito a Reggio Calabria
Non bastano i presidi militari alla legalità, necessitano nuovi magistrati e uno Stato presente anche civilmente
Solo il tempo potrà dimostrare quanto la strategia di inviare l’esercito nella città in Riva allo Stretto potrà funzionare. Questa mattina il sindaco di Reggio Calabria ha voluto dare il proprio messaggio di accoglienza ai militari che da ieri alle tredici sono andati a presidiare quattro punti critici della città, quelli cioè che negli ultimi dieci mesi sono stati presi di mira dalla criminalità organizzata, tra cui il Palazzo di giustizia e l’abitazione del procuratore generale presso la Corte d’appello, Salvatore Di Landro.
Saranno 75 le unità già attive a partire da oggi, con il compito esclusivo di vigilare sulla città, mentre le forze di polizia ed i carabinieri potranno dedicarsi maggiormente all’attività investigativa, legata ai magistrati, che si profila sempre più intensa grazie anche ai primi collaboratori di giustizia che proprio in questi ultimi giorni hanno iniziato a far aprire qualche crepa sulle “solide” famiglie della ‘ndragheta.
Di certo rimane che ancora il Governo non ha adempiuto a tutte le promesse di dieci mesi or sono, soprattutto a quella di aumentare il numero di magistrati e di operatori della giustizia in generale, anche perché non sarà solo il presidio dei militari che servirà a dare una nuova svolta alle situazioni o a dare la sensazione di una maggiore presenza dello Stato.
Occorrono anche segnali più concreti, soprattutto dopo che i recenti fatti di cronaca hanno portato alla ribalta la morte crudele della collaboratrice di giustizia Lea Garofano, ma proprio adesso in cui qualche boss decide di collaborare creando segnali di controtendenza rispetto alle abitudini usuali della ‘ndrangheta. E poi occorrono segnali concreti anche per la società civile che proprio in questi mesi ha mandato forti messaggi di risveglio delle coscienze.
Lo Stato dovrebbe accompagnare la gente in questo percorso, altrimenti anche la presenza dei militari può rischiare di diventare solo uno dei segni di contraddizione di questo territorio senza alcuna ricaduta di rilievo sulla vivibilità e sullo sviluppo della città.