L’eredità di Napolitano
Terminato il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea, l’indomani il presidente Napolitano ha firmato le dimissioni da capo dello Stato e ha immediatamente lasciato il Quirinale. Un giorno storico; non l’unico del suo lungo mandato. Nove anni, tre legislature, cinque governi, l’esordio e l’accrescersi di una crisi economica che ben presto è stata accompagnata da una crisi politica talmente grave da coinvolgere le istituzioni europee. In tali frangenti, il presidente della Repubblica si è via via affermato come l’istituzione alla quale i cittadini hanno guardato con fiducia crescente, in anni di diffusa rivolta nei confronti della politica e dei suoi interpreti.
Proprio la durezza dei tempi ha messo alla prova la tempra dell’uomo, che ha sfoderato le qualità necessarie per stare al timone, tra i flutti. Il profilo del capo dello Stato, dopo Giorgio Napolitano, emerge del tutto rinnovato, perché irrobustito nelle sue funzioni: il protagonismo del presidente Napolitano nella vita politica interna ed internazionale del nostro Paese non ha avuto precedenti. Non poche sono state le circostanze problematiche – e a volte drammatiche – nelle quali il presidente si è “inventato” una soluzione e l’ha perseguita con convinzione e coraggio.
Per queste sue scelte non è andato a genio a tutti (persino c’è chi ha salutato le sue dimissioni come una liberazione), ma forse in tanti possiamo ritrovarci nelle parole che gli ha rivolto papa Francesco, quando gli ha riconosciuto un «generoso ed esemplare servizio alla nazione italiana, svolto con autorevolezza, fedeltà e instancabile dedizione al bene comune».
L’attaccamento alla nazione, espresso da un elevato senso istituzionale, gli va riconosciuto, così come la sua sincera tensione alla coesione nazionale: non per nulla l’aspettativa dell’unità è stato l’ultimo appello rivolto alla classe politica. Due valori, il senso delle istituzioni e l’unità della nazione, che potrebbero rigenerare l’intera politica, se presi sul serio.
Proviamoci; è questa l’eredità culturale che ci lascia il presidente Napolitano e che possiamo raccogliere. In attesa del giudizio della storia.