L’erede al trono
Un giorno vorrei corre con una sua macchina. Il piccolo Lewis Hamilton aveva 9 anni quando rivolse queste parole, fra lo sfacciato e l’ingenuo, a Ron Dennis, patron della McLaren, chiedendogli un autografo in occasione dell’annuale premiazione dei piloti inglesi organizzata dalla rivista Autosport. Il ragazzino accese la curiosità del manager inglese che gli rispose: Tu vinci qualcosa e io ti accontento. E intanto cominciò a farlo tenere d’occhio sulle piste di kart, dove non aveva rivali: tre anni dopo lo mise sotto contratto. Quando, a novembre scorso, Ron Dennis, tirò fuori dal cilindro il ragazzo e lo presentò a tutti come secondo pilota della McLaren per il 2007, accanto al campione del mondo Fernando Alonso, a restare sorpresi furono solo coloro che non avevano seguito il curriculum di questo straordinario talento: negli ultimi anni Hamilton aveva convinto tutti a suon di vittorie in tutte le categorie minori. Il giovane Hamilton sta meritando, in pista e fuori, una serie di giudizi positivi da parte dei grandi campioni inglesi del passato. Damon Hill lo ha definito L’uomo giusto al posto giusto, con la squadra giusta al momento giusto. Lewis è il debuttante più preparato, completo e talentuoso che abbia mai visto ha sentenziato il tre volte campione del mondo Jackie Stewart. Ed il mito dei piloti inglesi, Stirling Moss, è stato ancora più categorico: Ha un’enorme umiltà ed un enorme talento. È solo questione di tempo: quest’anno o il prossimo sarà campione del mondo. Chi ha conosciuto Ayrton Senna, il suo idolo, ed incontra Hamilton percepisce il carisma, le straordinarie somiglianze. La sua diversità è avvincente ed il colore della sua pelle sfuma rapido nella profondità del personaggio. Un ragazzino che a cinque anni impara il karate per difendersi dai compagni di scuola e che a sei appare alla Bbc come campione di modellini telecomandati. Che comincia a vincere subito con il kart che gli compera il padre, allora ferroviere, a condizione che vada bene a scuola. A completare quello che sembra già pronto come copione di un film, arriva il divorzio dei genitori ed un fratellino colpito da paralisi cerebrale che è oggi il suo inseparabile compagno. Lewis ci tiene a sottolineare di essersi sacrificato tanti anni per arrivare a questo punto. Di certo lo ha fatto anche il padre che gli è stato accanto ed ha creduto nel suo ragazzo. Inglese di Tewin, dove è nato, nell’Hetfordshire, Lewis è di origine caraibica, da una famiglia immigrata in Inghilterra nel ’54 da Grenada. Oggi Lewis è il primo pilota di colore a correre in Formula Uno, cosa che fa tanto politicamente corretto ed eccita gli sponsor. Se oggi il ragazzo guadagna solo 750 mila euro l’anno, premi inclusi, David Weldon, capo del marketing globale della Vodafone, che ha chiuso con Manchester United e Beckham per puntare sulla McLaren con 150 milioni di euro, ha pronosticato per il ragazzo un portafoglio ancora più gonfio di quello di Schumacher. Si capisce che il padre si sbracci a ripetere: Ron ha visto giusto e si è comportato come un padre con lui, facendogli sviluppare con calma tutte le doti necessarie per arrivare alla Formula Uno. Lewis è un bravo ragazzo e farò in modo che rimanga tale, deve rimanere concentrato sul suo lavoro. Di certo d’ora in avanti avrà un bel daffare per proteggerlo. Modi gentili e vaga somiglianza Tiger Woods, il re del golf, il ragazzo sta scalando le vette della celebrità, bruciando le tappe. Dovrà dimostrare di avere maturità e carattere nella vita come l’ha dimostrate al sedile della sua monoposto nei primi Gran Premi della stagione. A Melbourne, al debutto in Formula Uno, il giovane Hamilton, che ora ha 22 anni, ha conquistato il terzo gradino del podio, dimostrando grinta, autorità, sicurezza, convinzione da veterano. Chi credeva che si trattasse di un fuoco di paglia si è ricreduto a Sepang, tre settimane dopo, dove il ragazzino ha replicato mostrando a tutti come si fa una partenza in Formula Uno, è salito di un gradino sul podio, ma soprattutto ha letteralmente umiliato Felipe Massa che con la sua Ferrari pensava di mostragli i tubi di scarico. Resistendo ad un sorpasso improbabile il nuovo monello della Formula Uno lo ha fatto sbagliare e gli ha fatto assaggiare l’erba fuori dalla pista. Anche alla McLaren c’è un’aria frizzante: non solo per la inattesa doppietta della Malesia, ma perché probabilmente lo stesso Alonso pensava di avere accanto un collega più malleabile. Dovrà stare attento perché l’avversario numero uno potrebbe averlo in casa.