L’epidemia di colera in Zambia e il diritto alla salute
Il colera ha già colpito 21.500 persone e ha causato più di 700 morti in Zambia, un Paese situato nell’Africa meridionale. Come denuncia Oxfam Intermón, «si tratta dell’epidemia più grave dell’ultimo decennio, anche se questa malattia può essere facilmente prevenuta e curata, ma se lì una persona completamente sana la contrae, può morire per disidratazione in poche ore».
Questa infezione intestinale si diffonde molto rapidamente, soprattutto a causa della contaminazione delle fonti d’acqua. L’organizzazione spiega che «la situazione peggiora durante la stagione delle piogge, quando le inondazioni fanno salire il livello dei pozzi di acqua pulita e si mescolano con le acque reflue».
Secondo la Costituzione del 1996, lo Zambia è una nazione cristiana e la maggioranza della popolazione è cristiana (75%) e cattolica (20%), sebbene siano presenti anche le religioni musulmana e indù. Secondo i dati raccolti nel 2023 dal Ministero degli Affari Esteri, dell’Unione europea e della Cooperazione, la popolazione raggiunge i 20 milioni di persone, il 64% delle quali vive sotto la soglia di povertà.
Infatti, «nonostante la crescita economica sostenuta, che genera entrate interne sufficienti a coprire il 74% del bilancio nazionale, la sfida per lo sviluppo dello Zambia è trovare il modo in cui questa crescita possa gradualmente beneficiare la maggior parte della popolazione, al fine di ridurre la povertà. Attualmente è una delle società più diseguali dell’Africa sub-sahariana», afferma Oxfam Intermón.
Dalla Federazione Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa (IFRC) fanno sapere che il Paese aveva vissuto l’ultima grande epidemia da ottobre 2017 a giugno 2018, con un totale di 5.935 casi segnalati e 114 decessi. L’allarme per l’attuale epidemia è stato lanciato nell’ottobre 2023. «È emersa inizialmente nelle aree periurbane della provincia di Lusaka, un punto di transito che, insieme all’alto tasso di trasmissione, ha portato alla diffusione della malattia in più aree. Dall’inizio dell’attuale epidemia di colera, 9 delle 10 province hanno riportato casi di colera e 7 province hanno confermato focolai di colera. Dei 116 distretti, 39 hanno confermato la presenza di focolai e 46 hanno segnalato casi».
La prima a risentirne è stata l’assistenza sanitaria, con «riduzione dei servizi ambulatoriali e ospedalieri a causa della chiusura di strutture, della riallocazione del personale e dell’esaurimento delle scorte di farmaci e altre forniture». A questo proposito, le autorità governative hanno promosso il Piano di risposta al colera del governo dello Zambia, sostenuto dalla FICR, che mira a stabilire una migliore comunicazione e sorveglianza del rischio in tutte le province per migliorare l’individuazione precoce e la risposta ai casi.
Da parte sua, Oxfam Intermón ha lanciato una campagna di aiuti umanitari per prevenire la diffusione del colera, fornendo kit di preparazione contro il colera (cloro per l’acqua potabile, sali per la reidratazione orale, sapone e secchi), che hanno già raggiunto 2.000 famiglie; facilitando l’assistenza immediata in varie zone della città con 30 punti di reidratazione orale di emergenza, che fungono anche da centri di primo soccorso; formando volontari per spiegare le misure di prevenzione nelle loro comunità; e affrontando il problema alla radice sostenendo le autorità del Paese per migliorare il sistema igienico-sanitario.
«Il colera è facile da prevenire. Una semplice dose di cloro per rendere l’acqua potabile è sufficiente a prevenire l’infezione. E in caso di infezione, con il trattamento con sali orali e soluzione fisiologica, la mortalità è inferiore all’1%. Tuttavia, questa malattia continua a devastare intere comunità che spesso non dispongono di questi materiali», afferma Choongo Wycliffe, volontario di Oxfam Intermón per il monitoraggio delle comunità.
L’ong Ayuda en Acción, che lavora per eliminare le disuguaglianze nel mondo, spiega che «la salute in Africa è solo un’altra mancanza in una lunga lista di diritti. Se parliamo del costo della salute in Africa, scopriamo che per la maggior parte della popolazione è quasi impossibile andare dal medico, poiché 300 milioni di persone vivono in povertà nel continente. Questo significa che molte persone perdono la vita per ragioni che in Paesi come la Spagna ci sembrano del tutto incredibili».
Pertanto, al di là delle azioni specifiche per affrontare le emergenze sanitarie nei Paesi con alti livelli di disuguaglianza, le organizzazioni sottolineano la necessità di promuovere una trasformazione strutturale. In questo senso, le Nazioni Unite riconoscono che «è necessario raddoppiare gli sforzi per sradicare la povertà estrema e la fame e investire di più nella salute, nell’istruzione, nella protezione sociale e nel lavoro dignitoso, soprattutto a favore dei giovani, delle popolazioni migranti e di altre comunità vulnerabili».
Sottolineano l’importanza di promuovere una crescita economica e sociale inclusiva negli stessi Paesi, eliminando leggi, politiche e pratiche discriminatorie. «Dobbiamo garantire che i Paesi in via di sviluppo siano meglio rappresentati nel processo decisionale sulle questioni globali, in modo che le soluzioni siano più efficaci, più credibili e più responsabili», afferma l’Onu.
(Testo originale in spagnolo)
Brote de cólera en Zambia y el derecho a la salud
Más allá de las acciones concretas para atender las emergencias sanitarias en países con altos niveles de desigualdad, desde las organizaciones apuntan a la necesidad de promover una transformación estructural
La enfermedad del cólera ya ha afectado a 21.500 personas y ha causado más de 700 muertes en Zambia, país situado en el sur de África. Tal y como denuncia Oxfam Intermón «se trata del brote más grave de la última década, aunque esta enfermedad se puede prevenir y tratar fácilmente, pero allí si una persona completamente sana se contagia puede morir deshidratada en pocas horas».
Esta infección intestinal se propaga con gran velocidad, sobre todo por la contaminación de las fuentes de agua. Desde la entidad explican que «la situación empeora durante la temporada de lluvias, cuando las inundaciones hacen que el nivel de los pozos de agua limpia suba y se mezcle con las aguas residuales».
Zambia es una nación cristiana de acuerdo con su Constitución de 1996, la mayor parte de la población es cristiana (75%) y católica (20%), aunque también hay presencia de las religiones musulmana e hindú. Según datos recogidos en 2023 por el Ministerio de Asuntos Exteriores, Unión Europea y Cooperación, su población llega a los 20 millones de personas, de las cuales el 64% vive bajo el umbral de la pobreza.
De hecho, «a pesar del crecimiento económico sostenido, que genera un ingreso interno para cubrir el 74% de su presupuesto nacional, la dificultad para el desarrollo de Zambia consiste en encontrar la forma en que ese crecimiento beneficie gradualmente a la mayoría de la población para reducir la pobreza. Actualmente, es una de las sociedades más desiguales del África subsahariana», sostiene Oxfam Intermón.
Desde la Federación Internacional de Sociedades de la Cruz Roja y de la Media Luna Roja (IFRC), señalan que el país experimentó su último brote importante de octubre de 2017 a junio de 2018, con un total de 5.935 casos notificados y 114 muertes. La alarma del actual brote se dio en octubre de 2023. «Surgió inicialmente en zonas periurbanas de la provincia de Lusaka, lugar de tránsito, que junto a la alta tasa de transmisión, ha provocado la propagación de la enfermedad a múltiples zonas. Desde el inicio del actual brote de cólera, 9 de las 10 provincias han notificado casos de cólera, y 7 provincias han confirmado brotes de cólera. De los 116 distritos, 39 han confirmado brotes y 46 han notificado casos».
Lo primero que se ha visto afectado desde entonces ha sido la atención sanitaria, «se han reducido los servicios ambulatorios y hospitalarios debido al cierre de instalaciones, la reasignación de personal y el desabastecimiento de medicamentos y otros suministros». En este sentido, las autoridades gubernamentales han impulsado el Plan de Respuesta al Cólera del Gobierno de Zambia, que cuenta con el apoyo de la IFRC, cuyo objetivo es establecer una mejor comunicación de riesgos y una mayor vigilancia en todas las provincias para mejorar la detección precoz y responder a los casos.
Por su parte, Oxfam Intermón ha impulsado una campaña de ayuda humanitaria que consiste en evitar la propagación, proporcionando kits de preparación contra el cólera (cloro para potabilizar el agua, sales de rehidratación oral, jabón y cubos), que ya han llegado a 2.000 familias; facilitar la atención inmediata en varios lugares de la ciudad con puntos de rehidratación oral de emergencia, que ya suman 30 y que, además, actúan como centros de primeros auxilios; formar a personas voluntarias para que expliquen medidas de prevención en sus comunidades; y atender el problema desde la raíz, realizando incidencia política con las autoridades del país para mejorar el sistema de saneamiento e higiene.
«El cólera es fácil de prevenir. Una simple dosis de cloro que potabilice el agua es suficiente para evitar el contagio. Y, en caso de infección, con un tratamiento a base de suero y sales orales, la mortalidad es inferior al 1%. Sin embargo, esta enfermedad sigue devastando a comunidades enteras que no disponen a menudo de estos materiales», subraya Choongo Wycliffe, supervisor comunitario voluntario de Oxfam Intermón.
La ONG Ayuda en Acción, que trabaja para erradicar las desigualdades en el mundo, explica que «la sanidad en África es una carencia más en su larga lista de derechos. Si hablamos de cuál es el coste de la salud en África, nos encontramos con que para la mayoría de su población resulta casi imposible ir al médico, ya que 300 millones de personas viven en situación de pobreza en el continente. Esto hace que muchas personas pierdan la vida por cuestiones que en países como España nos parece totalmente increíble».
Por tanto, más allá de las acciones concretas para atender las emergencias sanitarias en países con altos niveles de desigualdad, desde las organizaciones apuntan a la necesidad de promover una transformación estructural. En este sentido, desde Naciones Unidas (ONU) reconocen que «es preciso redoblar los esfuerzos para erradicar la pobreza extrema y el hambre, e invertir más en salud, educación, protección social y trabajo decente, especialmente en favor de la juventud, la población migrante y otras comunidades vulnerables».
Destacan la importancia de promover en los mismos países un crecimiento económico y social inclusivo, mediante la eliminación de las leyes, políticas y prácticas discriminatorias. «Debemos garantizar que los países en desarrollo estén mejor representados en el proceso de toma de decisiones sobre los problemas mundiales, a fin de que las soluciones sean más eficaces, más dignas de crédito y más responsables», señala la ONU.
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