León Gieco, una lezione argentina

Il musicista racconta l'avventura di "Mundo Alas", un tour attraverso l'Argentina che lo ha visto suonare al fianco di artisti diversamente abili. Il modo giusto per conoscere un grande protagonista della scena internazionale
León Gieco

In buona parte dell’America Latina, León è una star assoluta e amatissima. Una carriera iniziata nel 1965 che prosegue tutt’ora nel segno di un folk-rock d’autore di marca springsteeniana, ma speziato dai ritmi caldi della sua Argentina, dallo spagnolo, e da una straordinaria sensibilità sociale. Nonostante i suoi 47 album, nonostante abbia condiviso il palco con gente come Sting, Peter Gabriel e lo stesso Springsteen, nonostante le sue canzoni abbiano una forza comunicativa assolutamente universale, in Europa è ancora tutto da scoprire. Ben venga allora questo splendido "Mundo Alas", un road-movie musicale (reperibile anche in dvd) dove il nostro offre al mondo non solo un assaggio della sua strabordante creatività, ma anche un progetto degno di venir ricordato tra i più belli mai offerti dal music business planetario.

León non ha la spocchia né la fastidiosa prosopopea di molti colleghi d’Occidente; in compenso ha profondità e allegria da vendere; e soprattutto una gran voglia di raccontare quanto questa avventura l’abbia segnato.

«“Mundo Alas” è la sintesi di un tour fatto attraverso tutta l’Argentina con un gruppo d’artisti diversamente abili – cantanti, strumentisti, ballerini, e perfino pittori – che mi hanno accompagnato sui palchi più diversi. Di fatto è un progetto multimediale che ha arricchito e sorpreso me per primo, e che dimostra come l’arte possa essere davvero una maestra di vita, che non esistono handicap fisici che non si possano annullare con lo sviluppo dei propri talenti. Ma è anche un modo per aiutare la gente a porsi in modo diverso rispetto a ciò che si definisce “handicap”: da noi quasi l’8 per cento della popolazione ha problemi di questo tipo, eppure molti non sanno neppure come comportarsi con queste persone, per non dire delle complicazioni logistiche e architettoniche. Ma questo non è un film di denuncia, ma d’arte e d’amore».
 
Il nostro Guccini soleva dire che «con le canzoni non si fanno le rivoluzioni». Allora a cosa debbono o possono servire le canzoni?
«Lo penso anch’io. Ma nelle canzoni c’è la memoria di un popolo e della sua cultura, e dunque possono aiutare a veicolare idee, valori e problemi importanti: partendo dal particolare per arrivare all’universale».
 
Da voi, come in Europa, si vive tra fortissime contrapposizioni ideologiche. Non pensi che i tempi esigano “ponti” nuovi per far sì che queste infinite alterità possano imparare a comprendersi reciprocamente?
«Credo anch’io che occorra cercare un incontro tra convinzioni e culture diverse, e l’arte ha anche questa missione. C’è molto di spirituale nell’arte, anche se molti tendono a darle un prezzo».
 
Recentemente l’Argentina ha attraversato una crisi economica spaventosa dalla quale sta cominciando ad uscire. Hai qualche consiglio per noi europei?
«Se lo sapessi sarei un genio dell’economia! Quel che posso dirti è che in crisi noi ci siamo da 500 anni, perciò siamo abituati a conviverci… Penso che Internet sia una rivoluzione, una grande risorsa, soprattutto per i giovani, per provare a costruire un mondo basato su nuove regole».       

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