L’Eolo di Michelangelo
A Roma esposto il “Vento marino” da poco ritrovato. L’Eolo ha un senso di movimento compresso e frenato, che poi esplode nel soffio della bocca.
Succede spesso che opere d’arte, credute smarrite o perdute, vengano ritrovate. Accade per un piccolo rilievo in marmo (cm 38 x 38), proveniente dal Museo diocesano di Palestrina. È ora esposto nella rassegna romana sulla scultura del tardo Quattrocento, assai vivace nella Capitale. Lo documentano le opere di maestri come il comasco Andrea Bregno o Paolo Romano, autori di monumenti funebri o di busti celebrativi di grande finezza.
Vi manca però la forza, il movimento. Manca cioè Michelangelo. Nell’Eolo o Vento marino (quasi certamente suo) si concentra l’energia di un ragazzo che sta soffiando, con una massa di capelli ricciuti, e un chiaroscuro potente nel modellato. Trasmette una sensazione di vigore straordinario. Il ragazzo è simile ai putti reggicartigli della Volta Sistina, precedenti di due anni quest’opera, databile al 1520. Identico è il senso di movimento compresso e frenato, che poi esplode nel soffio della bocca.
Il vento di Michelangelo infatti non è mai uno zefiro, ma sempre una vita che nasce. Di qui il fascino di questo marmo ritrovato.
Donatello, A. Bregno, Michelangelo e la scultura a Roma nel ’400. La forma ritrovata. Roma, Palazzo Venezia, fino al 5/9 (catalogo Rubbettino).