Lenti speciali per Teresio
Un imprenditore davanti alla crisi e la sua famiglia. Saldi fra le tempeste della vita: così si potrebbe definire la vicenda dei coniugi Masetto.
È un tempo critico per chi lavora, ma anche per chi fa del suo impegno quotidiano la gestione del lavoro di altre persone e sente su di sé la grande responsabilità di fare dell’etica uno degli strumenti per operare scelte in favore dell’uomo.
Notizie inesorabili si imprimono desolate nelle rotative: «Giovane brillante manager suicida: il crollo dell’impresa ha falciato anche la sua vita»; «Imprenditore molto stimato si toglie la vita a causa del fallimento dell’azienda: non sopportava l’idea di mandare a casa i suoi dipendenti». Le immani difficoltà e il senso di impotenza di fronte a ciò che viene visto come una catastrofe fanno cedere anche i migliori.
Ben conosce questi momenti Teresio Masetto, 59 anni, vicentino, importato dall’operosa area trevigiana. Ben conosce lo sgomento e l’energia necessaria per affrontare crack finanziari, dovuti ad imprevidenti e scellerate scelte altrui.
Teresio ha imparato a non cedere, accettando di sentirsi solo sì, forse, ma mai battuto; ha sofferto, per difendere la moralità che ha contraddistinto il suo operato, sempre. Dirigente di fiducia, socio, imprenditore nel settore degli occhiali, ha frequentato ambienti di grande livello imprenditoriale e si è fatto rispettare per la professionalità e l’abilità creativa. Alle delusioni e ai fallimenti ha reagito, ha subìto angherie, ma non ha mai chinato il capo dinanzi al tracollo, all’indebitamento, alle azioni di sciacallaggio, né ceduto alla prepotenza, alle minacce e ai ricatti: prassi comuni purtroppo in un certo mondo imprenditoriale.
Cosa ha sostenuto e guidato certe scelte controcorrente, coerenti e rispettose della dignità di ogni uomo? Teresio non si racconta volentieri (lo so, perché è tempo ormai che gli chiedo questo dono), ma lo fa per lui Flavia, la moglie, svelando i segreti di un’unione profonda e per niente scontata e soprattutto l’ammirazione per il compagno di una vita e il coraggio dell’uomo.
«Il Teresio che incontrai 35 anni fa era un ragazzo indipendente e un gran lavoratore, ma anche con tanta voglia di stare con gli amici e divertirsi. Onesto, leale, umile, generoso, fedele, coltivava la sua vita spirituale. Mi sono innamorata perdutamente alla prima uscita con lui. Tre mesi dopo volevamo sposarci».
La novità è che questa moglie si esprime ancora adesso così, dopo tanti anni e con tre figlie: Elisa, Lara e Angela; spesso anche davanti a giovani che, in cerca di segni veri e concreti, vanno a trovare i Masetto.
Le difficoltà lavorative potevano minare questa unione, ma così non è stato. Flavia ricorda i momenti di incomunicabilità e di lontananza quando, appesantito dalle difficoltà, anche Teresio doveva nasconderle la verità, generando in lei delusione, sfiducia e allarme, comunque, e una domanda che ancora ricorda: «Può un amore iniziato bene, un amore così grande spegnersi e morire? Tutte le mie cellule hanno risposto: no. Allora ho cercato di rivedere ciò che ci aveva fatto innamorare, insieme nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia…».
Va al sodo della questione, Flavia, e lo fa con la letizia che caratterizza questa coppia. Per raggiungere la loro casa sulle colline vicentine, prima quasi ci si perde nei boschi e poi, trovate le coordinate, ci si stupisce inevitabilmente: dal vivacissimo giardino si spalanca un paesaggio mozzafiato sulla pianura e sulle prealpi venete. L’infinito, in tutti i sensi, sembra non faccia proprio paura ai due, qui trasferitisi per dare ai fratelli di Teresio, rimasti soli e con la necessità di essere seguiti, la possibilità di ritrovare il giusto contatto con la natura. Naturalmente Teresio c’è dentro fino al collo. La casetta vicina ospita amici in viaggio, giovani in “ritiro” e comunità, coppie di sposi in vacanza: mi spiegano che fra pochi giorni saranno di passaggio da Malta amici a cui restituiranno in seguito la visita.
«Con Flavia ho scoperto il senso della famiglia», interviene Teresio mentre gli sorridono gli occhi.
Dopo molti incontri emozionanti, amicizie profonde, alternati a momenti di grande scoraggiamento, dopo aver tenuto sempre in mano, con tenacia e caparbietà, il timone della propria famiglia e della propria anima, quasi un don Chisciotte in un mondo minato, Teresio trova risposta alla ricerca di pace e di verità che il mondo sembra avergli negato con un accanimento brutale.
L’incontro «travolgente», sì, proprio così, con la spiritualità dei Focolari, tredici anni fa, quasi lo lascia incredulo. Sarà durante le fasi di un congresso a Roma che Teresio «scoppierà» nella domanda esistenziale: «Ma voi dove li vedete questi uomini della speranza, dell’amore e dell’unità? Io ho incontrato solo uccelli rapaci e truffatori!». Qualcuno raccoglie questo grido e lo ascolta a lungo. E tutto il suo passato, anche con le sue difficoltà e delusioni, assume un nuovo significato… Alla proposta di raccontarsi durante il congresso, si schermisce, ma poi accetta: ha capito il senso di questo dono agli altri.
Il profilo di quest’uomo affascina chi lo ascolta e lui per la prima volta non si sente più solo, ritrova la stella polare della propria vita. Quando torna a casa Teresio non è più lo stesso, proprio come era accaduto a Flavia un anno prima. Lei, che aveva risparmiato giorno dopo giorno, per permettere anche a lui questa esperienza, lo aveva previsto. La coppia trova allora forme nuove di comunione, rinasce. E la speranza, che non li ha mai abbandonati, bussa di nuovo alla loro porta, per abitare insieme.
Poi questi tempi difficili. E anche per Teresio si delineano nuove e inquietanti prospettive: la crisi, nonostante le attenzioni, si abbatte definitivamente anche sulla piccola ed insolita impresa, di 33 dipendenti che dirige in piena autonomia. È storia recentissima: la chiusura dell’impresa si conclude con una cena con tutti i dipendenti, che fanno a Teresio un dono e una lettera. In quelle righe gli operatori appena licenziati parlano di gratitudine, di aiuto ricevuto nei momenti difficili. «Lavorare con lei non è lavorare, ma passare otto ore o più in famiglia. Quella famiglia che lei, al momento dell’assunzione, aveva detto di voler creare».
Teresio tratteggia con nostalgia appena accennata le difficoltà affrontate per integrare tutti, anche chi era stato assunto con problematiche serie davvero. Ma quello che conta, dice, è l’uomo, la speranza e la fiducia negli altri e nella Provvidenza.
Per fare questo occorre proprio lasciarsi trasportare e lasciarsi convincere a portare lenti speciali, da tutti reperibili, per leggere la realtà con giustizia.
Fra i presenti alla cena c’è anche un sindacalista, che assicura di non aver mai assistito ad un rapporto lavorativo di questo tipo.
Aggiunge Flavia: «Io sono fiera di Teresio… Leggendo la lettera dei suoi ultimi collaboratori di lavoro, mi sono resa conto che ruolo grande abbiano avuto i dolori nella nostra vita. Ci hanno fatto crescere nell’amore verso gli altri e verso Dio. Nulla turba o spaventa chi ha lui». Non so se si possa raccontare di Teresio, senza parlare di Flavia, sua moglie… e viceversa!
Qui il mistero più grande resta sempre quanto possa l’amore saldo di una coppia che affronta le tempeste della vita senza abbattersi, ma unendo le forze in nome di ideali ben più alti della terrena quotidianità, che proprio in essa si incarnano umilmente, ogni giorno.