Ecuador, Lenín Moreno tra continuità e cambiamento

Uno stimato militante per l'accessibiltá e per i diritti delle persone a mobilità ridotta è stato eletto presidente della Repubblica dell'Ecuador. Primo compito: riconciliare un Paese polarizzato

Dopo lo scrutinio della quasi totalità dei voti, Lenín Moreno si è dichiarato presidente dell’Ecuador. Il ballottaggio gli ha assegnato la vittoria con il 51,16 % contro 48.84 sul candidato della destra, l’imprenditore bancario Guillermo Lasso. Poco prima, anche Lasso aveva reclamato la vittoria, visto che alcuni exit poll alla chiusura delle urne lo davano in notevole vantaggio (anche di sei punti), mentre altri assegnavano la vittoria a Moreno, con scarti simili. Alcune “incongruenze” hanno motivato il rifiuto del banchiere di accettare il verdetto delle urne. L’oppositore ha impugnato il risultato con toni forti, denunciando che in vari seggi vi sarebbero stati brogli a favore del suo avversario. Sono stati presentati, però, solo 16 reclami su un totale di 41 mila seggi.

Nella votazione del 19 febbraio, per un soffio Moreno, ex vicepresidente della Repubblica nei primi anni di governo di Correa, non era stato eletto in prima istanza, poiché aveva ricevuto il 39,36% dei voti, contro il 28,09% a Lasso. Per la legislazione ecuadoriana, vince al primo turno chi raggiunge il 40% dei voti con almeno il 10% di differenza con il secondo). Accuse di frode sono state rivolte dall’opposizione, ma poi tutti hanno riconosciuto la legittimità del risultato, dopo una verifica del Consiglio nazionale elettorale (Cne). Nei giorni seguenti al primo turno sono stati rivelati dei pagamenti a una conosciuta azienda di sondaggi da parte della Banca di Guayaquil, di proprietà di Lasso.

La giornata elettorale di domenica si è svolta in assoluta normalità, anche secondo i numerosi osservatori internazionali che si sono congratulati con le autorità. Ma dopo le 21, ora della conferma del risultato, episodi di violenza si sono verificati nella capitale Quito e in altre tre città.

Il presidente eletto, laureato in Pubblica amministrazione e paraplegico in seguito a una rapina, è stato Commissario speciale del segretario generale dell’Onu per la disabilità, e a Ginevra ha svolto un lavoro metodico e incisivo, unanimemente riconosciuto. Ora eredita una situazione di difficile governabilità e un Paese politicamente diviso.

 

Il decennio di governo di Correa, fautore della “rivoluzione cittadina”, ha prodotto una notevole crescita economica con una riduzione corrispondente della povertà e una vera ridistribuzione della ricchezza, col riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni e della “Madre Terra”. Nell’ultimo semestre, tuttavia, il Pil è sceso dell’1,7% e la disoccupazione è salita del 6,62%, in un quadro di recessione iniziato già nel 2015. Ma sono stati soprattutto gli screzi tra il carismatico presidente Correa e la «destra capitalista e imperialista» e la sua stampa ad accentuare la polarizzazione della società, fra accuse reciproche sempre più violente di voler “vendere la patria” attraverso il golpismo o la destabilizzazione politica. A sua volta l’opposizione ha moltiplicato le accuse di corruzione, in particolare per la gestione della ricostruzione dopo il terremoto del 2016, che ha mietuto quasi 700 morti e fatto oltre 6.200 feriti, oltre a provocare ingenti danni materiali.

 

La riduzione dei privilegi per gli imprenditori e i proprietari terrieri e l’accrescersi della crisi economica dovuta in parte al crollo del prezzo del petrolio, del quale il Paese è esportatore, hanno provocato un notevole calo di popolarità del correismo. Il presidente uscente ha annunciato che si trasferirà per alcuni anni in Belgio, patria della moglie, per motivi familiari. Per alcuni analisti, sarà comunque un riferimento ineludibile per “Lenín”.

Il neopresidente ha promesso di essere «il presidente di tutti gli ecuadoriani», in continuità con il correismo, e di inaugurare «un’epoca di conciliazione e rispetto», di «unione, comunione e armonia», attraverso «il dialogo e l’ascolto». «Voglio inaugurare il governo più pulito della storia del Paese», ha affermato con forza, annunciando di avere sollecitato la collaborazione dell’Onu per raggiungere l’obiettivo.

 

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