Lello: una vita per gli ultimi

A soli 49 anni si conclude il viaggio terreno di Raffaele Teodonno impegnato in progetti umanitari in tutto il mondo. La sua è una famiglia donata all’umanità
Teodonno

Una grande commozione, un sentimento di gratitudine, un senso di riconoscenza per una vita compiuta. E’ sempre uno shock apprendere la morte di un amico, soprattutto quando ancora molto avrebbe potuto dare nel suo impegno per gli altri e per la sua grande e bella famiglia. Lascia 5 figli, dai 23 ai 12 anni. Dalia, Marta, Lorenzo, Julie Ashley e Daniele. E la moglie Daniela. Giovanissimi si erano sposati, tanto che l’anno prossimo avrebbero celebrato il 25esimo di matrimonio insieme allo sposalizio della prima figlia, Dalia.

 

“Ci sembrava un bel programma – racconta Daniela – e avevamo pensato tutto per il 2016”. La relazione tra Daniele e Raffaele, detto Lello, è unica e irripetibile. Si è visto anche dalla dignità con cui Daniela ha vissuto il funerale del marito. Il cercare di accogliere, sorridere, nonostante l’immenso dolore parla di un amore vero più che di tante parole. E‘ un mistero e un dono incontrare la persona giusta da sposare. Daniela l’aveva trovata. Non è sentimentalismo ma un fatto che ci trascende

 

Ma la vita prepara sorprese non programmabili. E’ un dono, dall’inizio alla fine, che non ci appartiene. Così è stato per la morte prematura di Lello, 49 anni, colto da un improvviso infarto in Canada lo scorso 7 luglio. E’ l’epilogo di un lungo girovagare per il mondo che ha visto coinvolta tutta la famiglia nel vivere ideali di fraternità e di aiuto ai poveri della terra. Prima di intraprendere un lungo viaggio per le vie del mondo Lello comincia a lavorare con l’AMU e il CIPSI. 

 

Contatti che lo porteranno alle Nazioni Unite di New York. Un lavoro importante, “un Paese comodo” – mi diceva – tra una partita di tennis e una cena in una casa sempre aperta e ospitale – eppure c’era molto che lo lasciava insoddisfatto. Nonostante portasse avanti progetti importanti e un programma per lo sminamento delle mine. Troppa burocrazia senz’anima. Nel suo lavoro molte relazioni, presentazioni, in più lingue, dove era diventato molto abile, ma quasi nulli i contatti con le persone reali, quelle per cui voleva vivere. E anche procedure non sempre trasparenti: si dovevano per forza spendere risorse anche se non erano ben impiegate. E soprattutto voleva evitare che, vivendo negli Usa, “i miei figli corrano il rischio di diventare ricchi e indifferenti”.

 

Dopo quattro anni il suo sogno si avvera. Sceglie piccole Ong, con progetti concreti, verificabili, impegnandosi di persona a seguirli. Nel 2001 è ad Asmara, in Eritrea, per la GMA, ha già quattro figli e segue progetti per lo sviluppo di risorse idriche, per la valorizzazione della donna. “E’ stata una bella avventura – ricorda Daniela – si faceva fatica a trovare beni di prima necessità, l’acqua, il cibo. Ci voleva un po’ di ricerca e di pazienza ma alla fine tutto si trovava. Ma la città era sicura, c’erano delle scuole internazionali per i nostri figli e con la gente si stava bene”.

 

Padre Vitale Vitali,presidente della GMA così lo ricorda in una lettera inviata alla famiglia: “Grazie al tuo sguardo positivo dei problemi, hai fatto crescere, e non poco, tutti quelli che lavoravano e che tutt’ora lavorano sia in Eritrea sia in Etiopia. Un mese fa ero ad Asmara e mi ha fatto un immenso piacere che una persona del governo, di fronte ad un nuovo progetto da realizzare, mi abbia detto: “Bisognerebbe che ci fosse qui Teodonno per realizzarlo”. Questo per dirti quanto hai segnato in positivo tante persone ad Asmara”.

 

Dopo quattro anni nasce una nuova occasione di lavoro. Il salto non è indifferente. Siamo in Birmania, nella città più grande, Yangon. “Nello scegliere progetti utili per paesi poveri, valutavamo i Paesi – spiega Daniela – senza tralasciare i problemi legati alla sicurezza, alla vivibilità, alla salute, alle scuole per i nostri figli. E’ stata la nostra prima volta in Asia. Bisogna adattarsi, imparare a relazionarsi con le persone secondo la loro cultura, la loro vita semplice”.

 

La volontà di cambiare nasceva quando si capiva che in un Paese non si poteva dare di più, i progetti si erano realizzati, “ma non voleva dirli abbandonarli al loro destino – aggiunge Daniela – mio marito continuava a seguirli, a dare indicazioni, a suggerire le persone giuste per portare avanti i progetti. C’è sempre sembrato che Qualcuno ci guidasse e attraverso le circostanze ci faceva capire che dovevamo cambiare”.

 

Un altro anno ancora a Kandi, in Sri Lanka, “sempre per fare – chiosa Daniela – qualcosa per gli ultimi, per fare la differenza, per compiere un lavoro utile ad altri”, quando viene accettata la domanda di residenza in Canada”. Tra Toronto e Vancouver gli ultimi anni di una vita breve, densa, piena di interessi e significato. Una vita spesa, donata, compiuta. Ci lascia un testimone della vita vissuta su veri e concreti valori, per e con gli altri.

 

“Devo dire – scrive il presidente del Cipsi Guido Barbera – che la notizia, mi ha lasciato impietrito. Non solo per la perdita di un amico, ma soprattutto perché è troppo presto. Ma la vita non ci appartiene, ma ci è data in dono e non sappiamo quando il dono giunge a termine per portarci alla lunga vacanza eterna. Sono convinto che Raffaele abbia meritato la sua lunga vacanza, anche se a noi rimangono le lacrime della sofferenza per questo prematuro, troppo prematuro, distacco”.

 

Una forza di andare avanti che si può trovare solo nella fede come scrive Pasquale Foresi nel Libro Luce che si incarna per i tipi di Città Nuova: “Non è che Dio abbandona le persone che lo vogliono amare, non è che lo mette allo sbaraglio, non è che le mette in situazioni impossibili, difficili da sbrigarsi. Dio le aiuta. (…) Vi saprà suggerire quell’ispirazione (…) che vi saprà dire come dovete fare”.

 

Nei messaggi di saluto e cordoglio su Facebook viene in luce la sua capacità di stabilire relazioni autentiche e amicizie. “Mi ha sempre dato dei buoni consigli – sottolinea Nisherath Herath‎ – e mi ha insegnato molte cose come un padre fa con i figli”. Emergono le sue qualità: gentilezza, altruismo, cultura. Scrive Sara Passerini: “Mi hai accompagnata con grande delicatezza nella conoscenza dell'Eritrea, nel mio incontro con quel popolo, che poi ha segnato la mia vita in modo profondo”.

 

“Sei esempio di assoluta umiltà e bontà” – aggiunge Claudia Varone. Con tanti ha condiviso le sue passioni: la musica, la storia, il football americano, la politica. Marco Cardilli, un suo amico da 37 anni, ora in India così lo ricorda: “Pensando a Lello mi vengono in mente delle parole: libertà, solidarietà, gioia di vivere, razionalità, testardaggine. Può essere che la memoria confonda realtà e immaginazione, ma ricordo lunghissime chiacchierate a parlare di politica, di letteratura, di musica, della ricerca della verità. Si Lello cercava la Verità, in tutto, e non si accontentava di mezze misure, anche a costo di pagare di persona”.

 

Tra i suoi amici di prima data Marco Aquini con cui ha collaborato all’AMU, una Ong legata ai Focolari. “Lello arrivò da noi a fine 1989 e si impegnò subito con passione nel suo primo vero lavoro. Mi colpiva come avesse colto subito che non si trattava solo di fare pozzi o scuole ma di contribuire alla formazione delle persone in una visione dello sviluppo integrale. Negli anni quella sua iniziale vocazione si è arricchita dell’esperienza maturata nei diversi incarichi, con un amore vero per la gente e una forte attenzione al dialogo con tutti, responsabili e collaboratori. Credo che se si mettessero insieme le tante esperienze vissute da Lello, Daniela e dai loro figli, ne verrebbe fuori un bel spaccato di una famiglia donata all’umanità”.

 

“La morte non è niente, – scrive sant’Agostino–io sono andato semplicemente nella stanza accanto. (…) Il filo non si è interrotto. Perché dovrei essere fuori dai vostri pensieri? Semplicemente perché sono fuori dalla vostra vita? Io non sono lontano, sono solamente dall’altro lato della strada”.

 

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