L’egitto Lungo le sponde del Mediterraneo
Mentre siamo spettatori del dramma dei profughi, per lo più musulmani, che arrivano dall’altra sponda del Mediterraneo, rileggiamo con interesse questo brano con cui Guglielmo Boselli chiudeva, 50 anni fa, un suo lungo reportage dall’Egitto.
A poche migliaia di chilometri da casa nostra, lungo le stesse sponde del Mediterraneo su cui si distende il nostro Paese, sta maturando un dramma. Pur tenendo conto dei nostri gravissimi problemi, come si fa a disinteressarsi di quanti cercano faticosamente di trovare una strada, che potrebbe essere non lontana dalla nostra?
Essi non tendono una mano a chiedere, perché non se la sentono più di subire umiliazioni. Ma non si tratta di elemosina. Siamo, volere o no, tutti su una stessa barca: ci muoviamo in un mondo che va rimpicciolendo e in cui i problemi di uno diventano sempre più anche i problemi degli altri, sicché non è più possibile sottrarsi alle comuni responsabilità.
Del resto non si tratta soltanto di risolvere difficoltà economiche: se andiamo al fondo delle cose è ancora un problema di vita, di maturazione spirituale che viene in luce. E anche qui a noi cattolici è di grande insegnamento – per trovare un giusto rapporto con questi popoli, che come tutti gli altri della terra sono destinati a partecipare della Redenzione – la linea sapiente dell’attuale pontefice (Giovanni XXIII) che, anche tra i maomettani, per la sua visione aperta e concreta e piena di umile e forte carità, è apprezzato e stimato come il grande “saggio” dell’Occidente.
Anche qui, più che ciò che divide, dovremmo saper cogliere gli elementi – e non sono pochi – che uniscono. Basterebbero a dirlo la venerazione dei maomettani per Maria, che anch’essi chiamano “la tutta pura”; la dolce figura stabilita da Dio per il meraviglioso disegno di comporre in unità tutti gli uomini. Basterebbero queste parole di un musulmano d’Egitto, il grande Shawky, “principe dei poeti”, ispirate al natale di Cristo: «Quando nacque il Messia, spuntarono la misericordia e la generosità, la rettitudine e la modestia. In grazia al Neonato risplendette tutto l’universo, e ogni parte della terra si illuminò del suo splendore. Il prodigio del Cristo si propagò come si propaga la luce nel mondo al sorgere dell’aurora. Il novello prodigio riempì di luce l’intero creato, ed ora di esso si riempie e di esso riluce la terra».
Guglielmo Boselli