Leggendo tra le cifre Unhcr del 2016
Ogni anno l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) pubblica il suo rapporto annuale, confermando un ulteriore aumento dei rifugiati di 300 mila unità rispetto al 2015 e portando il numero dei rifugiati nel mondo (alla fine del 2016) a oltre 22,5 milioni di persone. Compresi gli sfollati interni, si arriva a 65,6 milioni (erano 59,5 milioni nel 2015). Questo significa che rispetto alla popolazione del mondo di 7,35 miliardi di persone, una ogni 113 ha dovuto abbandonare l’abitazione. Il Paese più colpito rimane la Siria: 12 milioni di siriani, due terzi della popolazione, sono sfollati internamente (6,5 milioni) o all’estero (5,5 milioni).
Seguono gli afghani e gli iracheni. Tra le situazioni più gravi ecco l’1,4 milioni di profughi del Sud-Sudan e 2,5 milioni dello Yemen, il 9% della popolazione. Pesante anche la situazione della Somalia. Il maggior numero di rifugiati, quasi 3 milioni, si trova in Turchia. Seguono Pakistan con 1,4 milioni, Iran e Libano con un milione ciascuno. Un dato sempre molto drammatico è quello dei minori, che rappresentano il 51% dei rifugiati nel mondo. Tra questi, sono quasi 100 mila quelli non accompagnati o separati dalle famiglie. Nel 2016 l’Italia è stato il terzo Paese al mondo per richieste di asilo con 123 mila domande presentate (83 mila nel 2015), preceduto dalla Germania con 722.400 e dagli Usa con 262 mila.
Il numero degli apolidi (persone prive di nazionalità o a forte rischio di perderla) sarebbero 3,2 milioni, un dato di per sé già piuttosto serio. Un apolide è come se non esistesse: non ha diritto a cure, scuola, aiuti, lavoro, non può possedere un’auto, ecc. Ma ovviamente chi non ha più una nazionalità o l’ha persa a motivo della clandestinità, molto spesso non ha la possibilità di comunicare la sua condizione. Secondo l’Agenzia delle NU, infatti, il numero non-ufficiale di apolidi sarebbe oggi intorno ai 10 milioni di persone, e la tendenza va in direzione di una crescita, non certo di una riduzione.