Legge elettorale, si cambi davvero
Il Senato ha avviato la riforma della legge elettorale, quella denominata dal suo stesso “padre” Calderoli, Porcellum.
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Finalmente una buona notizia! Il Senato ha avviato la riforma della legge elettorale, quella denominata dal suo stesso “padre” Calderoli, Porcellum. Quanti hanno sperato in una sua revisione, vedendone i limiti e le conseguenze nocive sul funzionamento del Parlamento – soprattutto sulla sua libertà –, guardano con speranza a questi lavori.
Che novità verranno introdotte? Al momento non è possibile avere certezze. Le proposte all’ordine del giorno della I Commissione del Senato sono ben 29. Un ventaglio di ipotesi spesso inconciliabili, tant’è che il sen. Vizzini, presidente della Commissione, ha invitato i gruppi parlamentari a presentare ciascuno un disegno di legge “ufficiale”. Si attende quindi quello del Pdl, che è l’unico ad avere chance di essere approvato (eppure una materia così necessiterebbe di maggioranze ampie).
Le prime anticipazioni parlano di aggiustamenti su due punti certi: il primo riguarda il premio di maggioranza al Senato, che sarebbe calcolato a livello nazionale, ma ripartito regione per regione per non rischiare il contrasto con l’art. 54 della Costituzione («Il Senato della Repubblica è eletto a base regionale»). Il secondo si riferisce alle circoscrizioni, che sarebbero suddivise in collegi, in modo da favorire il rapporto candidato‑elettore; in questo caso, infatti, le liste, che rimarrebbero “bloccate”, sarebbero più corte e quindi i candidati più individuabili e più vicini.
Qualche miglioria quindi sarebbe introdotta, ma rimarrebbe scoperto il nervo più sensibile: la selezione dei parlamentari in mano a pochi capi‑partito. Le ragioni che ostano alla reintroduzione della preferenza o del sistema a collegi uninominali possono anche essere tutte condivisibili, ma non è certo la lista “prendere o lasciare”, con dentro di tutto, la soluzione. Il Parlamento abbia coraggio di cambiare davvero. O alla lista bloccata si accompagna un processo di effettiva democratizzazione dei partiti, oppure si volti pagina e si introducano sistemi di elezione innovativi (e ne esistono) in grado di salvaguardare il diritto di scelta dell’elettore e nel contempo la libertà, segretezza e imprevedibilità del voto.