Legge elettorale e riforma della scuola: verso una società diseguale

scuola

La partecipazione al dibattito sulla riforma elettorale e su quella della scuola, a mio avviso deve elevarsi dal piano degli aspetti più appariscenti – (è giusto un sistema maggioritario come proposto dall'Italicum?  È opportuno dare più poteri e attribuzioni ai presidi sia per la scelta dei programmi di studio sia per la scelta dei professori?)  –  ad un piano più profondo e sostanziale, che riguarda la finalità, l'obiettivo finale per la società, delle suddette riforme.

Dove si vuole arrivare con queste riforme?  Quale ordinamento sociale si mira ad attuare?

Non siamo così ingenui da non capire che dietro a tutto ciò c'è un modo di affrontare le grandi criticità del nostro Paese, un modo di risolverle, una visione politica strategica.

Provo ad indicare quello che vedo muoversi.

Le criticità della società italiana sono gravissime e sono tante, dovute in buona parte alla totale perdita dei valori nella vita personale e in quella collettiva.

A me sembra che le riforme proposte in tema di sistema elettorale, in tema di scuola, in tema di lavoro, e, tra poco, in tema di giustizia, di fisco, ecc., vadano verso una "privatizzazione" della funzione pubblica.  C'è una crisi economica?  C'è una crisi della scuola? C'è una crisi della giustizia?  C'è una crisi dell'amministrazione pubblica?   Ebbene, risolviamo tutte queste crisi, aumentando le disuguaglianze sociali; creiamo una scuola, una giustizia, una pubblica amministrazione che funzionino bene per i ceti abbienti, lasciando al resto della popolazione ciò che resta della funzione pubblica, ciò che resta del servizio pubblico.  Insomma una società disuguale in tutti i sensi.

Quindi, per rispondere alle domande sull'Italicum e sulla scuola, a mio avviso, bisogna prima rispondere all'anzidetta domanda di fondo.

Gianni Caso è Presidente aggiunto onorario della Corte di Cassazione

         

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