Legge elettorale, a che punto siamo?
Massima trasparenza nel dibattito fra i partiti sulla legge elettorale: se ne discuta in Parlamento, a porte aperte e con telecamere accese, e non nel chiuso delle trattative "carbonare" fra le segreterie dei partiti (eufemisticamente nobilitate quali consultazioni riservate). Lo ha evidenziato anche il presidente del Senato Renato Schifani.
L'appello di Napolitano Le settimane trascorrono senza registrare una reale accelerazione nel confronto parlamentare all’interno del Comitato ristretto, e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è visto costretto, ancora una volta, a rinnovare il suo appello alle forze politiche. I partiti segnano il passo e si lanciano reciproci ultimatum, ma il "Porcellum" è ancora lì, senza che ci sia neanche l'ombra di una bozza di una seria riforma condivisa che provi a scalfirlo. Napolitano insiste: si deve fare presto. E bisogna farlo con la più ampia convergenza parlamentare, non a colpi di maggioranza. Perché ciò contribuirebbe al rafforzamento della credibilità del Paese sul piano internazionale in una fase di persistenti gravi difficoltà, anche a sostegno della delicata missione di Monti nell'eurozona.
La proposta attuale Il contenuto dello stato dell’arte della discussione, fino ad oggi, è noto: soglia di sbarramento al 5% a livello nazionale (e fino all'8% in almeno tre circoscrizioni); una quota (50%?) di nominati in liste bloccate, un’altra quota (50%?) di eletti con le preferenze in collegi uninominali; premio di governabilità. Il Pdl lo vuole per il partito, il Pd per la coalizione.
Si prefigura una proposta di nuova legge elettorale intrisa di lacci e laccioli, volti a condizionare pesantemente il risultato di una elezione. Il senso di qualche correttivo avrebbe senso solo se fosse mirato a garantire una migliore governabilità (la governabilità assoluta non esiste nemmeno nella dittatura vigente in Siria) al partito o ai partiti che vincono le elezioni. Ma l’obiettivo recondito, fin troppo ovvio, è quello di neutralizzare le liste sgradite.
Le preferenze Merita soffermarsi, ancora un po’, solo sul tema delle preferenze. La materia è importante e delicata: riguarda i nodi fondamentali della dinamica democratica e dell’esercizio della sovranità popolare, è di interesse primario per tutti i cittadini ancor prima che dei partiti.
E i cittadini vogliono contare, ci tengono a scegliere in modo diretto i propri rappresentanti in Parlamento e non sono più disposti alla logica perversa dell’accettare supinamente "ciò che passa il convento". E cosa ha passato nelle ultime legislature il convento o meglio le conventicole dei partiti?
Deputati e imputati Nell’ultimo anno e mezzo sono state una dozzina le richieste d'arresto giunte sul tavolo della giunta per le autorizzazioni a procedere. E sono 88 i deputati e senatori, che siedono in Parlamento, e che hanno pendenze con la giustizia: alcuni già con sentenze di condanna sulle spalle, altri in attesa di processo e altri ancora rinviati a giudizio. Fra tutti costoro, ben 35 risultano condannati per reati che vanno dalla diffamazione, alla cattiva gestione di fondi pubblici di cui ora devono rispondere di tasca propria, e persino di associazione mafiosa. Altri 9 legislatori sono stati beneficiati dalla prescrizione. Tutti scelti e “nominati” in Parlamento dalle segreterie dei partiti: così, tanto per rispondere a quanti sostengono che il sistema delle preferenze sia ‘poco trasparente’ e possa favorire inquinamenti illegali del voto.
Le primarie L’ipotesi di assegnare una metà di seggi su liste bloccate (come ora), e metà nei collegi uninominali a che cosa porterebbe? Semplicemente al fatto che la metà dei candidati (quelli delle liste bloccate) sarebbero scelti dalle segreterie di partito, mentre l’altra metà dei candidati (quelli nei collegi uninominali), invece…pure. Con buona pace del diritto costituzionale di scelta dei propri rappresentanti in Parlamento da parte dei cittadini elettori.
Nessuno parla di proporre, quantomeno, “primarie di lista” obbligatorie, per la scelta dal basso dei nomi dei candidati da collocare nelle liste bloccate e l’ordine del loro inserimento, e “primarie di collegio” per la designazione dei candidati da far concorrere. Sarebbe il male minore, perché, almeno in una fase preliminare, i cittadini potrebbero esprimere i propri desiderata.
3 agosto 2012 Marco Fatuzzo