Legati da una cintola

Dal 7 settembre 2017 al 14 gennaio 2018: un progetto scientifico e di immagine per restituire l’ identità di Palazzo Pretorio e della città di Prato attraverso un percorso gnoseologico del simbolo civile e religioso della “ Sacra Cintola”. L'Assunta di Bernardo Daddi e l'identità di una città.
Foto: Palazzo Pretorio di Prato

La pala che Bernardo Daddi è incaricato di dipingere per l’ altare maggiore della Cattedrale di S. Stefano di Prato, tra il 1357 e il 1359 è una delle più prestigiose di tutto il Trecento, d’ importanza assoluta nella storia della pittura europea.

La “Vergine Assunta” del Metropolitan Museum di New York esprime in sé la tecnica di costruzione geometrica e austera propria di Giotto, la grazia evocativa della linea elegante della pittura aristocratica di Ambrogio Lorenzetti, il lirismo e il senso incandescente del colore. Autore poetico, tra tutti i seguaci di Giotto, Bernardo Daddi tempera la massiccia gravità della figura con l’ invenzione della “massa senza peso”, la presenza luminosa delle forme, le impercettibili sfumature, le melodie cromatiche di infinita bellezza. L’ ala dell’ angelo di destra che sostiene con la mano la Vergine in trono, riprende le sfumature del Cavallini, precursore di Giotto, quasi placate negli accenti di estrema dolcezza lirica, modellate dalla luce.

Fedele agli elementi della tradizione bizantina, il fondo oro della tavola, l’astrazione, Bernardo Daddi sceglie di sconvolgerli per recuperare tutta una capacità umana di dialoghi, di sguardi, di gesti espressivi umani, di attenzione al dettaglio. Tipica dell’ area fiorentina è la scelta dell’ autore di sottolineare il gesto della Vergine che consegna la “Sacra Cintola” nella mano di S. Tommaso. Quest’ aspetto, l’ attenzione per l’ uso delle mani nella S. Vergine e in Gesù, è però un’ invenzione peculiare di Bernardo Daddi già nel Trittico di Altenburg del 1335 -40 dove il bambino rivolge il braccio verso i santi; nel Polittico di S. Pancrazio degli Uffizi, verso la Vergine che gli dona un fiore; nel Trittico della Loggia del Bigallo del 1333; nella Vergine della National Gallery di Londra che sostiene tra le dita delle mani il tessuto del suo mantello.

L’ importanza dell’ evento di Prato, inaugurato in concomitanza con la festa della Natività della Vergine dell’ 8 settembre, è la ricomposizione della Pala di S. Stefano in tutta la sua completezza, e oggetto di venerazione da parte di S. Francesco e di S. Giovanni Paolo II. La predella con le “Storie della Sacra Cintola”, a tempera e oro su tavola, nella narrazione vivace, semplificata secondo lo stile fiorentino, rivela un Bernardo Daddi sensibile alla “tendenza miniaturista” del Trecento persino nelle grandi dimensioni, anche quando immaginata per importanti spazi pubblici, per il senso intimo, personale, i sentimenti semplici, il silenzio, l’ intento di devozione individuale. Daddi, innamorato della Vergine, ama ciò che è piccolo, umile, in linea con un modo lirico estremamente popolare. L’ espressione dei sentimenti, l’ irriducibile diversità degli affetti, rimanda allo stile degli affreschi assisiate e padovano di Giotto. La delicatezza del tono degli incarnati, degli abiti, della musicalità del colore, l’ improvviso azzurro di ascendenza giottiana, indimenticabile anche in Pigment Pur di Yves Klein del 1957 – tutto spazio, vuoto, spirituale di S. Rita – ritma una melodia interiore, incanto e stupore, propria dell’ anima di Bernardo Daddi.

Questa “pittura e preghiera” che ricerca – dice Giovanni Climaco – di circoscrivere l’ incorporeo nel corporeo ricorda l’ esicasmo athonita originato nel IV e sviluppatosi tra il Duecento e la seconda metà del Trecento, il mistero di Andrej Rublev : “ l’ inesprimibile Dio si è abbassato- dice S. Macario l’ Egiziano- e ha rivestito le membra del suo corpo, si è incarnato”. Bernardo Daddi, autore capace di un linguaggio mariano, sensibile nel rendere le “Storie della Sacra Cintola”, attento agli aspetti più quotidiani e allo stesso tempo alle linee allungate degli eleganti dialoghi della scuola senese, nell’ Annunciazione del Louvre del 1335, nel Trittico di Altenburg, nella Vergine di Madrid del 1340, nella Vergine di Firenze del 1343, rivela nella “Triplice Stella”, l’ attenzione per il candore.

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