Lee Miller, fotografa di guerra

Nel film crudele e vero l’immagine che resta scolpita nella mente e negli occhi è forse quella di una bambina ebrea terrorizzata, scampata ai forni crematori. Dolcissima e terribile. Lee Miller, prima modella e dalla vita sentimentale libera, poi inviata di Vogue in guerra, percorre la Francia e la Germania durante gli anni ’40 del conflitto. Osteggiata dal militarismo maschilista, va avanti, non teme di puntare lo sguardo e la sensibilità determinata tutta femminile sugli orrori, dai morti ammucchiati a Dachau alle esecuzioni sommarie, agli arresti delle donne filonaziste. Fino a fotografarsi lei, donna controcorrente, mentre fa il bagno nella vasca di Hitler appena morto, a casa di lui.
Ci voleva coraggio per dirigere (Ellen Kuras) e interpretare (Kate Winslet) un film come questo. L’attrice, splendida cinquantenne ormai molto matura rispetto alla stellina di Titanic nel 1997, ha scoperto la vita della fotografa grazie al contatto con il figlio di lei, Anthony, che a sua volta aveva trovato nella soffitta della madre 60 mila tra negativi e stampe che la censura britannica si era rifiutata di pubblicare per non turbare la gente del dopoguerra con queste crude immagini. Oggi, Anthony tiene viva la memoria della madre in un museo apposito negli States.
Il film balza drammaticamente in avanti a mostrare la brutalità della guerra, dello strapotere di Hitler – «non ce ne eravamo accorti di chi fosse ‒ dicono alcuni nel film –, l’abbiamo scoperto da sera a mattina». Lo si potrebbe dire anche di certi personaggi attuali troppo tardi individuati nel loro aspetto guerrafondaio. Così, mentre Lee e gli amici si danno alla vita libera, Hitler prepara la guerra.
La bellezza e la forza del film che non conosce retorica, sta nel concentrarsi solo su 10 anni della vita di Lee, oltrepassando la giovinezza di modella, e la vecchiaia di chef, e mostrandone il carattere impulsivo e ribelle, determinato, di prima donna fotografa di guerra. Infatti, con le sue foto ha «ridefinito la femminilità come compassione, integrità e resilienza» (Alessandra De Luca su Ciak). Ed è vero.
Molte le scene forti, commoventi, tragiche con attimi anche poetici e leggeri, e un cast perfetto. Il film, libero da ogni ipocrisia, lascia in noi un senso di stupore e di dolore ancor vivo dopo quasi 80 anni in un mondo che pare vorrebbe non arrendersi alla pace. Bello e autentico. Da non perdere.
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