L’educazione sessuale in famiglia

L'educazione sessuale in famiglia

«Sono un genitore separato e mi chiedo se e come posso essere un buon educatore dei miei figli, specie nella sfera della sessualità».

A.B. – Milano

 

La famiglia è il primo ambito per lo sviluppo della sessualità di ogni persona. I genitori hanno un ruolo di particolare importanza. Il loro più importante compito educativo è riuscire a creare in famiglia un clima in cui i figli respirino l’amore. Più che le parole serve la testimonianza quotidiana di rispetto e tenerezza per creare un ambiente in cui i figli riescano a passare con serenità attraverso le fasi del loro sviluppo sessuale.

Dalla nascita fino ai 3-4 anni il bambino prepara la base sulla quale costruire la propria identità di persona sessuata e la costruisce “copiando” soprattutto dai propri genitori, specie da quello del suo stesso sesso. Occorre che il genitore dello stesso sesso cerchi di favorire questa identificazione con una presenza amorevole e costante, evitando gli atteggiamenti autoritari che possono generare un rifiuto della sua persona da parte del figlio.

In genere per un sano sviluppo sessuale i figli hanno bisogno della presenza di entrambi i genitori. Per questo è importante che marito e moglie siano attenti a non prevalere l’uno sull’altro, ma a valorizzare sempre il coniuge apparentemente più debole o meno presente, cercando di sostenerlo e di metterlo al giusto posto agli occhi del figlio.

Talvolta però succede che un genitore si ritrovi solo con la responsabilità di educare il figlio. L’altro può essere assente o lontano. Ognuno tuttavia possiede dentro di sé le dimensioni di mascolinità e di femminilità, a prescindere dal sesso di appartenenza. Sono risorse nascoste, che l’amore per i figli può far venire fuori inaspettatamente. Fare emergere queste risorse è faticoso, ma non impossibile: spesso il dolore apre nella mente e nel cuore strade nuove. L’importante è che la solitudine non diventi motivo di chiusura, legando a sé il figlio morbosamente o trasformandolo nel capro espiatorio delle insicurezze o dei desideri di vendetta verso il coniuge assente.

È utilissimo che un figlio abbia figure di riferimento adulte diverse dai genitori (e spesso del suo sesso) con cui confrontarsi: un nonno, una nonna, uno zio o una zia, un sacerdote, uno psicologo, un medico, un educatore, un amico di famiglia: figure che rendono concreta agli occhi dei ragazzi l’azione della comunità educante, che non li lascia soli.

Nel tempo attuale una parte basilare dell’educazione affettiva e sessuale è evitare che il condizionamento mediatico crei nei figli l’idea di doversi anticipatamente adeguare a modelli stereotipi di maschio o di femmina, a scapito della libertà espressiva e dei tempi di crescita. A questo sostegno educativo nessun genitore dovrebbe rinunciare. Ci si può aiutare condividendo con i figli il ricordo di quello che si viveva alla loro età e soprattutto partecipando loro i pensieri sulla realtà più grande che li aspetta, una volta terminato lo sviluppo psicologico e sessuale, in modo da “relativizzare” le eventuali ansie del momento presente. La sessualità deve loro apparire un cammino, fatto di tappe significative, certamente, ma soprattutto teso ad uno sviluppo pieno dell’umanità della persona e quindi delle sue capacità relazionali.

spaziofamiglia@cittanuova.it

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